Cairo riapre ai fondi in Serie A: «Necessari per rilancio»

«Il Covid è stato uno tsunami sul calcio, italiano ed europeo». Lo ha detto il presidente del Torino, Urbano Cairo, intervenendo a Deejay Football Club su Radio Deejay.  «Anche io…

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«Il Covid è stato uno tsunami sul calcio, italiano ed europeo». Lo ha detto il presidente del Torino, Urbano Cairo, intervenendo a Deejay Football Club su Radio Deejay.  «Anche io ho avuto i miei problemi economici, come tutti del resto, perché sono stati fatti degli investimenti nel 2019 ipotizzando di andare avanti in modo normale e poi normale non è stato. Il 2020 e anche parte del 2021 sono stati impattati pesantemente dal Covid. Ha travolto un po’ tutti, a parte rarissime eccezioni».

«Qual è il punto di non rottura? È certamente legato al Covid, ma anche al fatto che negli anni precedenti si sono fatti investimenti eccessivi per le possibilità delle società. Poi la pandemia ha peggiorato la situazione». E anche il calcio boccheggia: «Bisogna fare qualcosa per immettere liquidità nel sistema – è l’appello lanciato da Cairo -. C’era l’ipotesi dei fondi, che secondo me è ancora molto attuale: poteva essere un modo per aiutare il sistema a fare quelle cose che ancora non sono state fatte, come la costruzione di nuovi stadi e maggiori investimenti nei settori giovanili», con il riferimento all’offerta della cordata formata da Cvc, Advent e Fsi per acquistare una quota del 10% della media company della Serie A.

«Non bisogna avere paura di fare delle cose non convenzionali, quando sono utili e fondamentali in un momento in cui è giusto far ripartire il calcio – rilancia Cairo -. Molte aziende fanno capo a imprenditori danneggiati dal Covid, ecco perché le proprietà dei club hanno oggi risorse minori. I fondi sono una ipotesi intelligente ma anche temporanea, perché magari il fondo può essere una operazione per un periodo limitato. Veti incrociati e minoranze di blocco? Non vanno più bene e la Figc opportunamente ha deciso di cancellarle, facendo una cosa molto buona, complimenti a Gravina per questo».

«No, non mi sono mai pentito di aver preso il Torino – aggiunge, parlando del club granata -. Non fu una scelta meditata, perché avvenne tutto nel giro di venti giorni, però sono stato molto contento di averla fatta. Ci tenevo. Il Toro mi ha sempre specialmente fatto battere il cuore, perché incarna i valori della mia vita. È una cosa bella che ho fatto, non ho mai pensato di non doverla fare. Sono contento di Juric – chiude -, abbiamo qualche punto in meno di quelli che potevamo avere. Quando non li hai vuol dire che è mancato qualcosa. Dobbiamo lavorare su quel qualcosa che è mancato».