Ascesa e declino della Juventus di Andrea Agnelli

Perché la Juventus a partire dalla stagione 2016-2017 ha fatto un ricorso sempre più importante alla leva del player trading per sostenere i propri ricavi? La risposta nei bilanci del club bianconero.

Andrea Agnelli
ANALISI
Andrea Agnelli (Foto: Insidefoto.com)

Perché la Juventus a partire dalla stagione 2016-2017 ha fatto un ricorso sempre più importante alla leva del player trading per sostenere i propri ricavi attraverso le plusvalenze?

Per rispondere a questa domanda, senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie che hanno travolto il club bianconero, abbiamo analizzato i bilanci della Juve degli ultimi 10 anni: dal 2011-2012, l’anno del primo scudetto della gestione di Andrea Agnelli, al 2020-2021, la stagione del calcio a porte chiuse, della vicenda Superlega, ma anche l’ultima stagione di Cristiano Ronaldo a Torino.

Mettendo in fila i bilanci della Juventus è stato possibile isolare tre grandi fasi economico-gestionali dell’intero ciclo:

  • La fase dell’ascesa, iniziata del 2011-2012 con il primo scudetto targato Antonio Conte e terminata nel 2015-2016 con la cessione di Paul Pogba al Manchester United e la maxi-plusvalenza da 96,5 milioni (72,5 milioni al netto degli oneri pagati a Mino Raiola);
  • La fase del consolidamento, coincisa con il biennio 2016-2018, a cavallo della finale di Champions League a Cardiff;
  • La fase della crisi, iniziata nel 2018 con l’operazione CR7 e l’addio dell’amministratore delegato Giuseppe Marotta, e sfociata nel 2021 con il maxi-rosso da 209 milioni e la necessità di chiamare un nuovo aumento di capitale da 400 milioni, dopo quello da 300 milioni del 2019.

Plusvalenze Juventus - Conto economico 2011-2021

Come si può vedere dalla precedente tabella e come si vedrà più nel dettaglio nel corso dell’analisi, nell’arco delle tre fasi lo strumento del player trading è stato utilizzato in maniera via via crescente a supporto delle diverse strategie del club in quel dato momento ma anche a fronte di un contesto esterno, sia nazionale sia internazionale, che è via via mutato.

Plusvalenze Juventus – Alle origini del “monopolio” bianconero sulla Serie A

Nella prima fase della gestione di Andrea Agnelli la Juventus è riuscita a conciliare risultati sportivi e risultati economici senza fare un eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze.

Dal punto di vista sportivo, tra il 2011-2012 e il 2015-2016, i bianconeri hanno vinto 5 scudetti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppa italiana, raggiungendo la finale di Champions League, poi persa contro il Barcellona, nella stagione 2014-2015.

Nello stesso periodo i ricavi caratteristici (al netto delle plusvalenze) sono passati dai 195,4 milioni del 2011-2012 ai 351,9 milioni del 2015-2016. Considerando anche le plusvalenze i ricavi complessivi sono passati dai 213,8 milioni del 2011-2012 ai 398,3 milioni del 2015-2016, consentendo al club di chiudere in utile gli esercizi 2014-2015 e 2015-2016.

Questo è stato possibile grazie a una serie di scelte gestionali vincenti, almeno nel breve termine, come l’investimento sullo stadio, che ha consentito di far aumentare in misura importante i ricavi da biglietteria e hospitality (anche se non ai livelli dei top club europei), ma anche a una serie di condizioni di contesto particolarmente favorevoli, a partire dall’implosione tecnica e societaria dei rivali storici come Milan e Inter, che ha permesso alla Juve di diventare “monopolista” delle vittorie in campionato e beneficiare così della maggiore fetta di ricavi destinati dalla Uefa ai club italiani partecipanti alla Champions League.

La spinta iniziale dello Stadium

Lo Juventus Stadium, inaugurato l’8 settembre 2011, ha contribuito, almeno nella prima fase del ciclo, a sostenere i ricavi del club bianconero, consentendo alla Juve di avere un vantaggio rispetto agli altri club italiani su questa fonte di entrata, pur rimanendo tuttavia staccata dai top club europei.

Nella stagione 2011-2012, la prima giocata allo Stadium, i ricavi da gare (pur senza il contributo delle partite di Champions o Europa League) sono stati 31,82 milioni contro gli 11,55 milioni dell’ultima stagione giocata dai bianconeri allo Stadio Olimpico di Torino.

Plusvalenze Juventus - Ricavi da stadio 2011-2016

Il contributo dello Stadium ai ricavi bianconeri non si è esaurito alla biglietteria. Grazie al contratto per la cessione dei naming rights a Sport Five la Juventus ha potuto incassare, fino al nuovo contratto con Allianz, circa 6,25 milioni a stagione di minimo garantito.

Ma lo Stadium, la cui spinta propulsiva sulla crescita del fatturato andrà ad esaurì nel tempo, non è stato l’unico fattore che ha consentito alla Juventus di avviare quel processo virtuoso fatto di “ricavi – investimenti – vittorie – maggiori ricavi – investimenti – nuove vittorie”.

La crisi di Inter e Milan

La Juventus vince perché è il club che spende di più in Italia per avere una rosa altamente competitiva.

È stato questo, negli anni del lungo dominio dei bianconeri sulla Serie A, il mantra ripetuto dagli avversari della Juve e da molti commentatori.

Questa affermazione, valida a livello generale nelle dieci stagioni considerate, trova minori riscontri all’inizio del ciclo di successi della gestione di Andrea Agnelli.

Nei primi anni del ciclo vincente dei bianconeri il costo della rosa della Juventus non è stato così distante rispetto a quello di Milan e Inter, i due club che per blasone e bacino di tifosi avrebbero dovuto essere i naturali avversarsi del club torinese. Ma che hanno invece lasciato il passo a Roma e Napoli nel ruolo di sfidanti della Juve.

Plusvalenze Juventus - Il costo delle rose in Serie A 2011-2016

La scarsa competitività dei due club di Milano nelle stagioni seguite allo scudetto bianconero del 2011-2012, ha rappresentato una situazione anomala, sia per la contemporaneità della crisi di Inter e Milan, sia per la durata.

Un’anomalia che la Juventus ha saputo sfruttare abilmente a proprio favore. Da un lato traducendo in successi sul campo la maggiore capacità di spesa rispetto a quella di Roma e Napoli, dall’altro trasformando in ricavi le vittorie ottenute in ambito nazionale, facendo incetta di premi Uefa anche in virtù della minore competitività di giallorossi e azzurri in Champions League.

I ricavi derivanti dalla partecipazione alla Champions League sono stati infatti uno dei due pilastri, assieme ai proventi del nuovo stadio, sui quali la Juventus ha basato la crescita del proprio fatturato nei primi anni della gestione di Andrea Agnelli, e dunque la propria capacità di spesa, nelle stagioni considerate.

Effetto Champions League

Nelle quattro stagioni comprese tra il 2012-2013 e il 2015-2016 la Juventus è stata una tra le otto società europee che hanno preso parte ininterrottamente alla Champions League. Di questi solo Real Madrid (campione d’Europa nel 2014 e 2016), Bayern Monaco (2013) e Barcellona (2015) hanno disputato più partite della Juve, incassando tuttavia meno dei bianconeri in termini di premi Uefa.

Plusvalenze Juventus - Numero di partite in Champions dei top club europei 2012-2016

Nel periodo considerato i bianconeri, tra premi di partecipazione, performance e market pool, hanno infatti incassato 273,8 milioni di euro, 35,4 milioni in più del Real Madrid, 47,7 milioni in più del PSG, 59,9 milioni in più del Bayern e 68,7 milioni in più del Barcellona.

Questo è stato possibile alla luce di alcuni fattori, di cui solo uno legato alla competitività sul campo della squadra bianconera:

  • Il numero di squadre italiane che nelle quattro stagioni prese in esame hanno preso parte alla fase a gironi della Champions League.
  • Il numero di partite disputate dalla Juventus rispetto alle partite disputate dagli altri club italiani in ciascuna edizione della Champions League;
  • Il montepremi assegnato dalla Uefa ai club italiani, legato al valore degli investimenti effettuati nei diritti tv della Champions League da Mediaset, Sky e Rai.

Da questo punto di vista, almeno fino alla riforma entrata in vigore nella stagione 2018-2019, che ha garantito all’Italia il diritto di iscrivere alla Champions le prime quattro classificate del campionato di Serie A, la Juventus ha beneficiato di un contesto di assoluto vantaggio rispetto agli altri grandi club europei.

Plusvalenze Juventus - Club qualificati alla fase a gironi della Champions League 2012-2016

Nelle quattro stagioni considerate, grazie al mancato superamento dei play-off da parte della terza classificata in Serie A, in ben tre occasioni i bianconeri hanno potuto spartirsi il montepremi assegnato dalla Uefa all’Italia con un solo altro club, dovendo dividere la torta con altri due club solo nel 2013-2014.

Detto del crollo di Inter e Milan, la scarsa competitività europea di Roma e Napoli, ha consentito alla Juventus di massimizzare il ritorno dalla partecipazione alla Champions e dalle performance realizzate sul campo.

Plusvalenze Juventus - Numero di partite disputate da squadre italiane in Champions 2012-2016

Nelle quattro stagioni prese in esame la Juventus ha disputato più del doppio delle partite di Champions di Roma e Milan, incassando in premi 159 milioni in più dei giallorossi, 184 milioni in più del Milan e staccando nettamente Napoli e Inter.

Plusvelzne Juventus - Premi Champion squadre italiane 2012-2016

La spinta delle televisioni

Se da un lato la Juventus, anche per demeriti dei propri avversari, ha avuto la possibilità di spartirsi i premi Champions con meno squadre rispetto a quanto accaduto ad altri top club europei, dall’altro i bianconeri hanno potuto contare anche su un montepremi maggiore rispetto a quello a disposizione dei club spagnoli, tedeschi e francesi e inizialmente anche dei club inglesi.

L’importo del market pool è infatti legato all’ammontare degli investimenti effettuati dai broadcaster nazionali per l’acquisto dei diritti audiovisivi della Champions League, che vengono commercializzati dalla Uefa su cicli di tre stagioni.

Plusvalenze Juventus - Valore market pool Champions League 2012-2018

Plusvalenze Juventus – L’effetto propulsivo dell’operazione Pogba

Il quadro è cambiato radicalmente a partire dalla stagione 2016-2017. Grazie alla cessione, nell’estate del 2016, di Paul Pogba al Manchester United per la cifra monstre per i tempi di 105 milioni, la Juventus ha potuto iscrivere nel bilancio al 30 giugno 2017 una plusvalenza lorda di 96,5 milioni. Inoltre, con i proventi realizzati grazie alle cessioni di Coman al Bayern Monaco (19,47 milioni), di Morata al Real Madrid (15,94 milioni) e altre minori, in quell’anno il player trading ha generato ricavi per 139,81 milioni, solo in plusvalenze.

Nelle casse della Juventus sono arrivati soldi veri che la dirigenza bianconera ha impiegato per rafforzare ulteriormente la sua posizione “monopolistica” in Serie A, acquistando dal Napoli Gonzalo Higuain per 91,29 milioni di euro e dalla Roma Miralem Pjanic per 32,77 milioni.

Complessivamente, nell’estate del 2016, la Juventus ha investito sul mercato 252,33 milioni di euro.

Investimenti che hanno fatto balzare il peso degli ammortamenti, passati a 82,5 milioni dai 66,4 milioni del 2015-2016. Così come il monte ingaggi, che anche in virtù dei rinnovi dei senatori e di Paulo Dybala, è passato da 197,7 milioni a 235,3 milioni nel 2016-2017.

Complessivamente, tra il 2016 e il 2017, il costo della rosa della Juventus è aumentato di 60,9 milioni, staccando ulteriormente le avversarie in Serie A. Il divario rispetto alla seconda squadra più costosa del campionato, la nuova Inter targata Suning, è salito a 124,89 milioni a favore dei bianconeri. Nella stagione precedente il divario tra la Juventus e la Roma, seconda in Serie A come costo della rosa, era di 48,9 milioni.

Plusvalenze Juventus - Costo delle rose in Serie A 2015-2017

Il bilancio 2016-2017 è forse il migliore della storia recente della Juventus. L’approdo alla finale di Champions League di Cardiff, poi persa contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, ha contribuito a spingere i ricavi da diritti audiovisivi (grazie ai premi Uefa) fino a 232 milioni. E grazie anche ai proventi del player trading (151 milioni tra plusvalenze e altre voci) la Juve è stata in grado di sostenere la crescita del costo della rosa, chiudendo l’esercizio con un utile di 42 milioni.

Dal punto di vista patrimoniale e finanziario la fotografia è altrettanto positiva. Grazie al maxi-utile il patrimonio netto al 30 giugno 2017 è salito a 93,77 milioni da 53,38 milioni, mentre i debiti finanziari netti sono scesi a 162 milioni dai 203 milioni al 30 giugno 2016.

Non è andata altrettanto bene nel 2017-2018. Sebbene la Juve abbia chiuso la stagione conquistando il settimo scudetto consecutivo, aggiudicandosi anche la Coppa Italia nella finale di Roma contro il Milan, l’eliminazione ai quarti di finale in Champions contro il Real Madrid si è tradotta in minori ricavi sul fronte dei diritti audiovisivi (-32 milioni) e anche sul fronte delle plusvalenze la dirigenza non è riuscita a ripetere il risultato del 2016-2017.

L’impatto del player trading è stato comunque rilevante. La cessione di Leonardo Bonucci al Milan di Yonghong Li ha fruttato una plusvalenza di 38,2 milioni. Ma per arrivare ai 92,38 milioni iscritti a bilancio i bianconeri hanno dovuto realizzare altre 18 operazioni in uscita, molte delle quali hanno riguardato calciatori di proprietà ma non inseriti nella rosa della prima squadra.

Plusvalenze Juventus 2017-2018
Plusvalenze Juventus 2017-2018

Nonostante questo importante ricorso al player trading nella stagione 2017-2018 i ricavi sono così scesi a 504 milioni dai 563 milioni del 2016-2017. L’ulteriore aumento del costo della rosa, passato da 328 a 349 milioni, si è così tradotto in un rosso di bilancio di 19,3 milioni.

Ma è sul fronte del debito che è suonato un primo campanello d’allarme. L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2018 si è infatti attestato a 309 milioni, in forte crescita rispetto ai 162 milioni del 30 giugno 2017.

Plusvalenze Juventus – Il grande azzardo Cristiano Ronaldo

Col senno di poi è evidente che il “grande azzardo” compiuto dalla dirigenza juventina sia stata l’operazione Cristiano Ronaldo. Operazione coincisa con il passaggio di consegne tra Beppe Marotta e Fabio Paratici alla guida dell’area tecnica della società.

Nella stagione 2018-2019 la prima di CR7 in bianconero la Juventus ha investito sul mercato 293,4 milioni di euro, di cui 115 milioni per aggiudicarsi il fuoriclasse portoghese, cui è stato riconosciuto uno stipendio netto di 31 milioni di euro a stagione.

L’acquisto di Cristiano Ronaldo, il cui costo a bilancio tra stipendio e ammortamento è stato di circa 80 milioni, ha fatto esplodere il costo della rosa della Juventus nella stagione 2018-2019, che è così salito a 451,9 milioni dai 351,2 milioni del 2017-2018.

Plusvalenze Juventus - Costo delle rose in Serie A 2016-2019

Il divario in termini di costo con le rose di Inter e Milan, che nel frattempo, grazie a Suning ed Elliott, hanno ricominciato ad investire sul mercato, è superiore ai 180 milioni di euro. Per compensare una crescita del costo della rosa così importante la Juventus ha avuto bisogno di far lievitare in fretta i propri ricavi. Qualcosa CR7 lo ha portato. Grazie all’arrivo del fuoriclasse portoghese la Juventus ha avuto la possibilità di alzare i prezzi dei biglietti dello Stadium, che nella stagione 2018-2019 è arrivato a generare 70,7 milioni di ricavi dalla biglietteria.

Sempre grazie alla visibilità garantita da Ronaldo la Juventus è stata in grado di rinegoziare al rialzo gli accordi con Jeep (marchio del gruppo FCA e dunque parte correlata dei bianconeri) e Adidas, siglando anche nuove sponsorizzazioni. I ricavi commerciali del 2018-2019 sono saliti così a 152,8 milioni dai 114,7 del 2017-2018.

Ma non è stato sufficiente. Con i proventi da diritti audiovisivi fermi sulla soglia dei 200 milioni anni, per compensare l’incremento del costo della rosa la società presieduta da Andrea Agnelli ha avuto bisogno di ulteriori ricavi. E l’unica leva azionabile è stata quella delle plusvalenze.

Nell’esercizio 2018-2019 la Juve ha realizzato 17 operazioni in uscita (molte delle quali finite sotto la lente della magistratura nell’indagine in corso a Torino) realizzando plusvalenze per 126,7 milioni.

Plusvalenze Juventus 2018-2019
Plusvalenze Juventus 2018-2019

Ma non è comunque bastato. Nonostante i ricavi abbiano toccato la cifra record di 621,5 milioni, la Juventus ha chiuso il bilancio in rosso per 39,9 milioni.

L’operazione Ronaldo e il contestuale aumento dei costi operativi ha inoltre costretto la Juventus ha fare ricorso in più occasioni al mercato per trovare le risorse necessarie a finanziare il club: nel febbraio 2019 attraverso l’emissione di un bond da 175 milioni con scadenza nel 2024 e successivamente, nell’autunno dello stesso anno, chiamando un aumento di capitale da 300 milioni, in parte sottoscritto da EXOR, la cassaforte della famiglia Elkann-Agnelli cui fa capo il controllo del club, e in parte dal mercato.

Plusvalenze Juventus – Bilanci in rosso tra Covid e costi insostenibili

Il deflagrare della pandemia di Covid-19 nel marzo del 2020 ha dato il colpo di grazia ai bilanci già traballanti della Juventus.

Il venire meno dei ricavi da stadio nella seconda parte della stagione 2019-2020 e per tutta la stagione 2020-2021 ha acuito ulteriormente lo squilibrio tra ricavi e costi della società bianconera e l’incapacità del club di generare sufficiente cassa per finanziare la gestione corrente.

Nei due esercizi considerati il club presieduto da Andrea Agnelli ha registrato una perdita netta aggregata di 299,6 milioni, nonostante i 215 milioni generati facendo ricorso allo strumento del player trading e delle plusvalenze, dovendo così varare un nuovo aumento di capitale da 400 milioni.

Plusvalenze Juventus 2019-2020
Plusvalenze Juventus 2019-2020

Ma anche ipotizzando che i ricavi da stadio fossero stati in linea con quelli delle stagioni pre-Covid difficilmente il club bianconero sarebbe riuscito ad evitare delle perdite importanti, evitando di dover chiedere nuovamente ai propri soci di mettere mano al portafoglio per ricapitalizzare il club.

Plusvalenze Juventus 2020-2021
Plusvalenze Juventus 2020-2021

Plusvalenze Juventus – Conclusioni

Dall’analisi dei bilanci della Juventus nel decennio considerato sembra emergere con forza un elemento: nell’attuale contesto di mercato i ricavi caratteristici della Juventus (stadio, commerciali, diritti tv) hanno raggiunto un livello oltre il quale difficilmente si può andare senza una riforma complessiva delle competizioni nazionali e internazionali.

Non per niente Andrea Agnelli è stato uno dei principali promotori del progetto della Superlega. Progetto che avrebbe consentito alla Juventus e agli altri club fondatori di veder lievitare immediatamente i ricavi da diritti audiovisivi, beneficiando anche di una spinta sul fronte dei ricavi commerciali e da stadio.

Senza avere la possibilità di far crescere ulteriormente i ricavi caratteristici l’unica leva a disposizione della Juventus per raggiungere un fatturato in grado di sostenere il peso di una rosa estremamente costosa è quella del player trading. Sempre che sia fatto di operazioni generatrici di cassa come nel caso Pogba e non come altre fatte in seguito.

L’alternativa è quella di una riduzione importante del costo della rosa, in modo da renderla compatibile con i ricavi caratteristici, senza compromettere la competitività sportiva della squadra. Una strada alternativa quantomai complicata da intraprendere per un club obbligato a vincere non solo per la sua storia ma anche, come si è visto, per necessità economica.