Cosa rischia la Juve con l’indagine sulle plusvalenze

L’indagine avviata dalla Procura di Torino sulle presunte responsabilità della dirigenza della Juventus sul tema plusvalenze è molto più complessa di quanto possa apparire a un primo sguardo. Finora si…

Juventus plusvalenze cosa rischia

L’indagine avviata dalla Procura di Torino sulle presunte responsabilità della dirigenza della Juventus sul tema plusvalenze è molto più complessa di quanto possa apparire a un primo sguardo. Finora si era pensato che ad accendere per prima i fari sulle operazioni del club bianconero fosse stata la Consob.

Fari – ricorda La Gazzetta dello Sport – che si pensava si fossero accesi con una verifica ispettiva sulle società quotate in Borsa, e che le anomalie emerse già in questa fase avessero fatto interessare la Covisoc prima e la Procura federale poi, con tanto di apertura di fascicolo in ambito sportivo alla fine di ottobre.

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Juventus plusvalenze cosa rischia – L’indagine “Prisma”

In realtà l’indagine penale, denominata “Prisma” e avviata in maggio, si è interfacciata a più riprese con gli accertamenti della Consob, come si legge nel comunicato della Procura di Torino: «Delle attività in corso è stata data comunicazione alla Consob e alla Procura Federale istituita presso la FIGC».

Nel mirino, come ormai noto, sono finite ben 42 operazioni di mercato, alcune molto importanti come lo scambio Pjanic-Arthur con il Barcellona. In totale, si tratterebbe di 50 milioni di euro in “proventi da gestione diritti calciatori” per il club presieduto da Andrea Agnelli.

Juventus plusvalenze cosa rischia – Le prospettive

Ma la Juventus rischia effettivamente qualcosa? Innanzitutto, bisogna separare la risposta in “due parti”. Come spiega il quotidiano sportivo, la prima riguarda i reati di falso in bilancio, illustrati negli articoli 2621 e 2622 del Codice Civile, e del decreto legislativo 74/2000. Il fronte, dunque, delle presunte «false comunicazioni di società quotate in borsa» e «false fatturazioni», naturalmente declinando le pene a seconda della gravità della violazione.

Nella seconda si entra nell’ambito della giustizia sportiva. Il tema delle plusvalenze è stato sempre molto complicato da affrontare, a causa della difficoltà di individuare dei criteri oggettivi per la stima del valore di un calciatore, che varia anche in poco tempo e sulla base del mercato e di tantissimi fattori che lo influenzano.

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È l’articolo 31 del Codice di giustizia della FIGC a regolare la materia. Ma molto viene affidato alla discrezionalità dei giudici. Se restiamo sul piano del «fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali» o mettere in atto «comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica», con l’eccezione di eventuali altre norme speciali e di violazioni in termini di licenza UEFA, ci si ferma alla ammenda con diffida nel comma 1.

Ben più grave è la punizione prevista dal comma 2, che riguarda i comportamenti di «chi tenta di ottenere l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa»: qui andiamo dai punti di penalizzazione fino all’esclusione dal campionato. Ma è chiaro che si tratta di situazioni di estrema gravità e i contenuti dell’inchiesta “Prisma” sono ancora tutti da decifrare.

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