Le autorità cinesi hanno chiesto al fondatore di Evergrande, Hui Ka Yan, di usare la sua ricchezza personale, tra le maggiori del Paese, per alleviare la crisi del debito dello sviluppatore immobiliare sull’orlo del default per il debito da 305 miliardi di dollari.
La direttiva di Pechino a Hui è arrivata dopo che la compagnia ha mancato la scadenza iniziale del 23 settembre del coupon da 83,5 milioni di dollari su un bond offshore, versato però a sorpresa la scorsa settimana per evitare l’insolvenza.
La Cina sta monitorando i conti bancari di Evergrande per garantire il denaro dell’azienda sia effettivamente al servizio del completamento dei progetti abitativi incompiuti e non deviato verso il pagamento dei creditori. La richiesta fatta a Hui di attingere alla sua fortuna si aggiunge ai segnali sulla riluttanza di Pechino a orchestrare un salvataggio del governo, anche se la crisi del gruppo di Shenzhen dovesse diffondersi ulteriormente.
Il presidente Xi Jinping ha manifestato insofferenza per la classe dei miliardari, lanciando la sua “prosperità comune”, una grande campagna di redistribuzione del reddito nel Paese. Non è chiaro se la fortuna di Hui sia abbastanza grande e liquida per correre in soccorso di Evergrande, essendo ora stimata in 7,8 miliardi di dollari dai 42 miliardi del 2017, anno del picco assoluto secondo Bloomberg.
Gran parte della ricchezza conosciuta di Hui è legata al controllo della quota azionaria di Evergrandee ai dividendi ricevuti dalla sua quotazione alla Borsa di Hong Kong nel 2009. Il fondatore ha intascato circa 8 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni grazie a Evergrande, ma non è noto come abbia reinvestito quelle risorse.
Va ricordato che sulla situazione del colosso cinese sono puntati anche gli occhi di Zhang Jindong, che attraverso Suning Holdings Group controlla l’Inter Campione d’Italia in Serie A.
Nel 2017 Zhang, non attraverso la quotata Suning.com ma tramite una controllata di Suning Appliance, aveva anticipato ad Evergrande capitali per 20 miliardi di yuan (circa 2,6 miliardi di euro), sottoscrivendo azioni di classe A di Evergrande Real Estate (nota anche come Hengda Real Estate) destinate alla quotazione in borsa, con la promessa di forti dividendi.