L’appeal della Premier League minacciato dai soldi del Public Investment Fund dell’Arabia Saudita? Sarebbe questa – scrive il Financial Times – la paura dei club del massimo campionato inglese, dopo l’ingresso nel torneo del fondo sovrano alla guida del consorzio che ha acquisito il Newcastle.
Come noto, i 20 club della Premier League inglese hanno tenuto una riunione di emergenza lunedì e hanno concordato un divieto temporaneo alle società calcistiche di concludere accordi commerciali che coinvolgano le cosiddette “parti correlate”.
La regola indica in sostanza che al Newcastle non sarà permesso di siglare immediatamente accordi commerciali con svariate società saudite come sponsor per immettere denaro nel club e, quindi, aumentare le risorse necessarie a investire sul parco giocatori.
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Diciotto club hanno votato a favore della proposta. Il Newcastle ha votato contro. Il Manchester City, di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed al-Nahyan, membro miliardario della famiglia regnante di Abu Dhabi, si è astenuto. I campioni della Premier League hanno beneficiato nella loro storia di accordi di sponsorizzazione con società con sede negli Emirati Arabi Uniti.
In realtà, le sponsorizzazioni legate alle proprietà sono comuni. Lo stadio del Leicester City è sponsorizzato da King Power, la società thailandese gestita dal proprietario del club Aiyawatt Srivaddhanaprabha. Il proprietario dell’Everton, Farhad Moshiri, è anche presidente dell’USM, il conglomerato russo che sponsorizza il suo campo di allenamento e ha un accordo sui naming rights per il nuovo stadio del club.
La differenza è che l’azionista di maggioranza del Newcastle è il Public Investment Fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita da 450 miliardi di dollari, con accesso a più soldi di tutti gli altri proprietari di club della Premier League messi insieme.
Per questo motivo, una misura che i club della Premier League stanno cercando di introdurre è quella di avere un’agenzia indipendente che giudichi se gli accordi commerciali siano di “valore equo”, cioè non sproporzionati a vantaggio di chi li sigla, rispetto al loro “reale” valore dettato dalle normali condizioni di mercato.
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La stima del “valore equo” è fondamentale per il modo in cui l’organo di governo del calcio europeo, la UEFA, effettua le proprie valutazioni per il rispetto delle norme del Fair Play Finanziario, progettate per costringere i club a vivere solo con i propri mezzi.
L’appeal globale della Premier League, che riesce a incassare 9 miliardi di sterline dai diritti di trasmissione internazionali, deriva dall’essere una competizione relativamente imprevedibile e con diversi club che possono ambire al successo. Il Newcastle – grazie alle sue risorse – minaccia questo equilibrio, da qui la necessità di un adeguato controllo delle spese per mantenere la competitività.