Il FPF c'è ma non si vede: le norme post Covid

E’ l’estate del Paris Saint-Germain. Il club della capitale francese sta rubando la scena agli altri grandi attori dell’elite europea sul mercato, grazie a una campagna trasferimenti a dir poco…

Fair Play Finanziario Psg

E’ l’estate del Paris Saint-Germain. Il club della capitale francese sta rubando la scena agli altri grandi attori dell’elite europea sul mercato, grazie a una campagna trasferimenti a dir poco faraonica, che potrebbe esplodere definitivamente con l’arrivo di Lionel Messi.

Mosse di mercato, quelle del Psg, che hanno fatto storcere il naso ai più. Tra Donnarumma, Hakimi (per il quale il club ha versato anche una cifra considerevole per il cartellino), Sergio Ramos, Wijnaldum e – probabilmente – Messi, il monte ingaggi dei parigini crescerà vertiginosamente in questa stagione.

Per questo, in molti si chiedono se la scure della UEFA, tramite il celeberrimo Fair Play Finanziario, arriverà a colpire anche il club di proprietà qatariota. Una domanda che bilancia la narrazione post Superlega dell’importanza del merito sportivo e del tifoso al centro della scena.

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In realtà, anche se al momento non si vede, il Fair Play Finanziario c’è. E proprio la UEFA a seguito dell’emergenza Coronavirus lo aveva adeguato apportando una serie di modifiche ad alcune norme per evitare di soffocare i club già messi in crisi dalla pandemia, e con inevitabili rossi di bilancio all’orizzonte.

In particolare, per quanto riguarda il monitoraggio dei conti dei club, sono state adottate nuove norme sul pareggio di bilancio (break-even rule) per le stagioni 2020/21 e 2021/22, decisioni prese dal Comitato Esecutivo UEFA nel meeting del 18 giugno del 2020.

Ricordiamo che il FPF prevede un deficit massimo di 30 milioni di euro per i club (esclusi i cosiddetti costi virtuosi) nelle tre stagioni precedenti a quella in corso. Superata quella soglia le società possono incorrere in sanzioni che vanno dalle multe alle esclusioni dalle competizioni UEFA per club.

Per agevolare i club colpiti dalla pandemia, la Federcalcio europea ha stabilito quindi che «il periodo di monitoraggio comprende due periodi di rendicontazione consecutivi (in luogo dei classici tre, ndr) per le licenze 2020/21 e quattro periodi di rendicontazione consecutivi per le licenze 2021/22».

«Il periodo di monitoraggio valutato nella stagione 2020/21 – scriveva ancora la UEFA nella modifica del regolamento – copre il seguente periodo di rendicontazione:

  1. il periodo di rendicontazione che termina nel 2019 (periodo di rendicontazione T-1), e
  2. il periodo di rendicontazione che termina nel 2018 (periodo di rendicontazione T-2)».

«Il periodo di monitoraggio valutato nella stagione 2021/22 copre il seguente periodo di rendicontazione:

  1. i periodi di rendicontazione che terminano nel 2020 e nel 2021 che saranno considerati come un unico periodo (considerato come periodo di rendicontazione T), e
  2. il periodo di rendicontazione che termina nel 2019 (considerato come periodo di rendicontazione T-1) e
  3. il periodo di rendicontazione che termina nel 2018 (considerato periodo di rendicontazione T-2)».

In pratica, la UEFA ha modificato il sistema ormai noto che prevede l’analisi dei conti sulle tre stagioni precedenti a quella in corso per stabilire il rispetto dei parametri imposti dal Fair Play Finanziario. La Federcalcio europea ha così limitato a due stagioni (2017/18 e 2018/19) l’analisi per il 2020/21, allargando a quattro stagioni l’analisi per il 2021/22, per evitare che il Covid facesse saltare il banco.

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Per la stagione in corso, infatti, al fine di definire il rispetto della regola di break-even sono state prese nuovamente in considerazione le stagioni 2017/18 e 2018/19, alle quali si aggiungeranno quelle colpite dall’emergenza sanitaria (2019/20 e 2020/21), ma con un dettaglio importante.

In caso di disavanzo, i deficit al 30 giugno 2020 e al 30 giugno 2021 vengono sommati e successivamente divisi a metà, per alleggerire i club che possono in questo modo cercare di rientrare nei parametri in maniera più semplice.

I regolamenti dimostrano quindi che il Fair Play Finanziario esiste, e che la UEFA ha cercato di modularlo sulla base dell’emergenza straordinaria che si è venuta a creare. Resta da capire se l’organo di governo del calcio europeo sarà altrettanto scrupoloso nel monitorare le attività dei club, soprattutto di quelli che – come nel caso del Psg, grazie a una liquidità importante – sembrano subire meno gli effetti della crisi.