Come è cambiato il racconto del calcio con l’avvento dei social

Undici anni fa sembrava impossibile immaginarsi una comunicazione così intima, soprattutto da parte dei calciatori. Ne abbiamo parlato al Social Football Café.

L’avvento dei social media ha stravolto prima la comunicazione…

Social Football Café III

Undici anni fa sembrava impossibile immaginarsi una comunicazione così intima, soprattutto da parte dei calciatori. Ne abbiamo parlato al Social Football Café.

L’avvento dei social media ha stravolto prima la comunicazione in generale, e poi col tempo, ha toccato e cambiato anche il modo di parlare e raccontare il calcio. Nell’ultimo anno addirittura, complice la pandemia, molti media e personaggi pubblici hanno dovuto rivedere il proprio modo di comunicare e anche di usare i social. Ne sono stati un esempio i club di calcio e i calciatori che con tempo libero a disposizione hanno rotto le ultime barriere dell’intermediazione nel dialogo con i tifosi.

Da quell’esperienza alcuni media e addetti ai lavori hanno trovato nuovi format per coinvolgere il pubblico. Contenuti interamente costruiti sulle piattaforme di social media che continuano così a essere centrali e a plasmare la narrazione sportiva.

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Si è parlato di questo nella terza puntata del Social Football Café dal titolo “Calcio, tra reale e social” insieme a Luca Marchetti di Sky Sport, Giacomo Brunetti della community di Cronache di Spogliatoio e Luigi Di Maso di Social Media Soccer, quest’ultima, realtà che fa della comunicazione social il proprio pilastro fondativo.

I social hanno allargato la base di interesse di alcune tematiche, perché il social ce l’hai sul telefonino, a portata di mano in qualsiasi momento della giornata, mentre la televisione no. I social hanno permesso di fruire di un approfondimento mentre sei in giro, sul tram, in più i social permettono di mischiare intrattenimento e informazione, qui bisogna essere bravi a non scadere solo nell’intrattenimento. La grande differenza sta nel metodo di fruizione”.

Questa la visione di Luca Marchetti su come i social hanno cambiato il racconto del calcio, riflessione alla quale è seguita quella di Giacomo Brunetti:

Il termine consapevolezza dell’utente è quello che durante la prima pandemia ha aiutato molto una realtà come la nostra. Quando un certo pubblico è passato dall’idea di digitale da mostro a supporto, è cambiato molto. Penso anche ai giocatori che se due anni fa avessero fatto una stream su Twitch sarebbero stati tacciati di poco impegno, oggi invece è un modo per umanizzare la loro comunicazione

Per i media, ma per altre realtà che nascono sui social, il percorso non è lineare, richiede tempo e soprattutto necessità di una costruzione della credibilità e fidelizzazione degli utenti.

C’è stato un periodo in cui sui social valeva tutto, fake news o interviste inventate. C’era una certa ignoranza nell’utilizzo dei social di alcune persone e in un primo momento ci scontravamo con questo ambiente. A livello di costruzione della credibilità non è facile per una community che nasce esclusivamente dal web.

Tra gli step che ci hanno permesso di crescere la live con Bruno Fernandes due giorno dopo il primo lockdown, il format delle lettere dei calciatori come fatto con Armando Izzo per cominciare, e oggi invece siamo qui a pubblicare il nostro primo documentario con un club di Serie A, grazie alla Sampdoria che si è affidata a noi”.

Luigi Di Maso ha invece voluto sottolineare il cambiamento di paradigma nelle abitudini delle persone

Oggi di parla di dieta mediatica. Non siamo più obbligati a star dietro al palinsesto televisivo e ai suoi orari, ma decidiamo noi che media e fonti di intrattenimento inserire nella nostra dieta informativa”.

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Spazio come in ogni puntata del Social Football Café alle domande del pubblico, una in particolare sulle caratteristiche del giornalista del futuro che deve lavorare specialmente con e sui social.

Secondo me deve essere molto versatile, deve saper far tutto. Deve saper montare, deve saper scrivere, deve avere il gusto dell’immagine, e questa è la prima parte. In seconda battuta deve conoscere, non deve dimenticarsi mai che deve sporcarsi le mani. Purtroppo, oggi vedo per esperienza personale e quella vissuta a Sky che si pensa che fare il giornalista vuol dire riprendere ciò che pubblicano gli altri. In realtà fare il giornalista vuol dire scrivere per primo la notizia.

Le competenze tecniche quindi ci devono essere perché il mondo spinge da quella parte, ma se non hai le tue informazioni, la tua credibilità, non fai strada”.

Prossimo appuntamento mercoledì 26 maggio alle 14:30 con la puntata “All or Nothing: behind the scene” insieme a Paolo Condò, Marcello Lippi e Massimo Tucci per Social Media Soccer.