Inter, Zhang a Milano: tutte le opzioni sul tavolo

Non c’è solo lo scudetto sul tavolo di Steven Zhang, nel suo ritorno a Milano dopo quasi sette mesi di assenza. Il presidente dell’Inter infatti è tornato in Italia per…

Inter CdA trimestre

Non c’è solo lo scudetto sul tavolo di Steven Zhang, nel suo ritorno a Milano dopo quasi sette mesi di assenza. Il presidente dell’Inter infatti è tornato in Italia per la prima volta dallo scorso ottobre, quando era ripartito per la Cina dopo alcuni mesi passati vicino all’Inter, tra la conclusione della stagione 2019/20 (con la finale di Europa League persa col Siviglia) e l’inizio del campionato 2020/21.

Sul tavolo non mancano gli argomenti da trattare per il numero uno nerazzurro, che torna a Milano non solo per festeggiare al più presto lo scudetto, ma anche per risolvere la questione societaria. Niente cessione, per ora, di quote, ma finanziamento per restare in sella: è questa la strategia che si sta delineando ormai definitivamente per Suning.

Da Bain Capital a Oaktree fino a Fortress, la situazione è in divenire. La presenza di Zhang a Milano cambia poco in chiave trattativa, anche perché i tre soggetti si muovono nello stesso campo e la struttura dell’operazione è ormai chiara: un finanziamento da 200/250 milioni che sarà erogato a Great Horizon, ovverosia la holding in Lussemburgo di proprietà di Suning tramite cui controlla formalmente l’Inter.

Un finanziamento che quindi non ricadrà direttamente sui conti del club nerazzurro: dal Lussemburgo, la quota (che servirà soprattutto a ridare stabilità alla società) sarà poi versata nelle casse dell’Inter attraverso un aumento di capitale o un finanziamento soci, in modo da non far crescere ulteriormente l’indebitamento del club (considerando che finora Suning ha sempre rinunciato al rimborso dei finanziamenti soci, convertendone larga parte in equity e rinunciando spesso anche al rimborso degli interessi maturati).

In pegno al fondo per il finanziamento finiranno le quote dell’Inter in mano a Great Horizon, ovverosia attualmente il 68,55% dell’azionariato nerazzurro (a meno che non scatti l’opzione per acquisire anche il 31,05% di proprietà di LionRock, anche se resta da capire in quale percentuale le quote verrebbero utilizzate come pegno), in una operazione che in parte ricalca quella realizzata da Yonghong Li per il Milan: nel caso in cui Suning non ripaghi il finanziamento, l’Inter finirebbe così nelle mani del fondo che ha concesso il prestito.

Un prestito-ponte che punta a garantire a Suning soprattutto tempo. Tempo per tornare al percorso iniziato prima della pandemia, con l’Inter che puntava ad un sostanziale autofinanziamento, senza quindi più interventi diretti del gruppo cinese. Tanto che già nel 2018/19, l’ultima stagione intera prima della pandemia, di fatto Suning non aveva versato soldi nelle casse del club se non tramite le sponsorizzazioni.

Sponsorizzazioni dall’Asia che sono diventate un tema anche nelle ultime settimane, complice il ruolo nelle trattative con i soggetti interessati ad entrare nel club, che puntavano il dito sull’incertezza dei relativi flussi di cassa per il futuro nel caso in cui Suning fosse uscita dalla società.

Un tema, quello degli sponsor cinesi, che nel 2018 era invece passato al vaglio dell’Uefa. Quando il club era ancora sotto Settlement Agreement per il FPF, aveva infatti richiesto documenti aggiuntivi all’Inter proprio sui contratti firmati in Cina: accordi che al 31 dicembre 2020 avevano garantito complessivamente 305,8 milioni dal 2016/17, di cui 55,7 milioni non ancora versati nelle casse del club (12,8 milioni legati al 2018/19, 25,9 legati al 2019/20 e 16,8 milioni legati alla stagione in corso).

La pandemia ha quindi complicato e non poco la strada dell’Inter verso l’autofinanziamento voluto da Suning, anche per le difficoltà legate al calcio in Cina. Lo scudetto in tal senso potrebbe anche aiutare l’immagine: d’altronde, vincendo il tricolore Suning diventerebbe non solo la prima proprietà straniera a vincere in Italia, ma anche il primo gruppo cinese a vincere un trofeo nello sport occidentale, un punto d’orgoglio per il gruppo di Zhang Jindong (seppur offuscato in Cina dal fallimento del Jiangsu) anche in chiave politica estera.

Il futuro è uno degli argomenti sul tavolo anche per quanto riguarda la guida tecnica, alla luce della richiesta di Conte di chiarezza sui progetti (richiesta appoggiata anche da Marotta). Ma che passa anche da un mercato che, considerando anche la contingenza calcistica a livello mondiale, potrebbe non riservare grandi colpi in entrata: l’obiettivo resta quello di far quadrare i conti.