Il medico personale di Diego Maradona, Leopoldo Luque, si è difeso durante una conferenza stampa, dalle accuse di negligenza nelle cure dell’ex calciatore deceduto mercoledì 25 novembre 2020, all’età di 60 anni.
La procura argentina – riporta l’AGI – ha aperto un’indagine per omicidio colposo e tra i principali indiziati vi è il medico 39enne che lo aveva operato un paio di settimane prima del decesso. «Volete sapere di cosa sono responsabile? Di averlo amato, di essermi preso cura di lui, di avergli allungato la vita, di averla migliorata fino in fondo», ha detto Luque.
Il medico ha aggiunto di aver fatto «tutto quello che poteva, fino all’impossibile» e si considerava un «amico» di Maradona e lo vedeva «come un padre, non come un paziente». Il giovane chirurgo, titolare di una clinica a Buenos Aires, aveva pubblicato una sua foto con Maradona quando l’ex giocatore aveva lasciato l’ospedale il 12 novembre, otto giorni dopo l’intervento di rimozione di un edema al cervello.
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Maradona è tornato a casa a Tigre, dove ha ricevuto cure mediche 24 ore su 24 e poteva rimanere vicino alle sue figlie. «Sarebbe dovuto andare in un centro di riabilitazione. Non voleva», ha detto Luque che ha definito Maradona un paziente «ingestibile».
Luque ha poi spiegato di non sapere perchè non ci fosse il defibrillatore da usare in caso di crisi cardiaca nella casa di Maradona e ha chiarito che l’assistenza domiciliare non era sua responsabilità. «Sono un neurochirurgo. Sono la persona che si è presa cura di lui. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto. Non ho nulla da nascondere. Sono a disposizione della giustizia», ha concluso.