Roma, l’affare Coric e il nuovo stadio: la GdF indaga

L’edizione odierna di Repubblica racconta una storia intricata che lega l’acquisto da parte della Roma del calciatore Ante Coric all’operazione per la costruzione del nuovo stadio del club giallorosso a…

Coric indagine Roma

L’edizione odierna di Repubblica racconta una storia intricata che lega l’acquisto da parte della Roma del calciatore Ante Coric all’operazione per la costruzione del nuovo stadio del club giallorosso a Tor di Valle.

Stando al quotidiano, su Coric lavorano da tempo, e a fari spenti, due magistrature (la procura di Roma e quella di Zagabria) e la Guardia di Finanza, inseguendo un’ipotesi investigativa che vorrebbe il ragazzo (costato al club 8 milioni di euro), legato alla facilitazione del progetto dello stadio da parte della Regione.

Coric sbarca a Roma nel giugno del 2018, ma nonostante le attese (paragoni illustri con Modric e Boban) il suo acquisto si rivelerà fallimentare (tre presenze con i giallorossi, poi le avventure con l’Almeria in Spagna e – oggi – con il VVV-Venlo in Olanda).

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Un’operazione di mercato sbagliata può capitare. Infatti, è da quello che succede nel 2019 che prende forma l’inchiesta di cui sopra. Nella primavera di quell’anno torna ad affacciarsi l’intermediario che ha condotto nell’estate precedente la trattativa Coric per conto della Roma, il quale chiede che gli vengano riconosciuti altri 500 mila euro di commissione in aggiunta al cachet (circa 500 mila) già percepito.

La richiesta, assente nel contratto di mediazione, è giustificata come gentlemen’s agreement. «Avevo avuto un mandato a trattare fino a 13 milioni, la Roma ha chiuso a otto, mi spetta ancora il dieci per cento dei cinque milioni risparmiati», proprio 500 mila euro.

Guido Fienga, CEO della Roma, respinge la richiesta in modo netto, e qui la storia diventa improvvisamente interessante agli occhi di chi indaga, soprattutto per il nome del mediatore. Si chiama Giuseppe Cionci. In una informativa della Finanza di Roma viene identificato come rappresentante «della società Cornersport Management Srl» della quale fa parte anche Pietro Leonardi, ex dirigente sportivo radiato, già coinvolto in svariate inchieste sportive e penali e travolto dal crac del Parma (2015) e da quello del Latina (2016).

Ma la storia di Cionci corre tra l’attività di mediatore sportivo e quella di uomo della politica. L’uomo è amico di lunga data di Zingaretti, architetto della sua lista civica nel 2008, quando venne eletto presidente della Provincia e tra i fundraiser del suo comitato per l’elezione a Governatore del Lazio (2013).

La coincidenza temporale tra l’operazione Coric e le vicissitudini politico-amministrative dello stadio nel periodo 2018/19 sono una delle ragioni per cui il 18 settembre di quel 2019, la GdF si presenta negli uffici della Roma con in mano un ordine di esibizione documenti della procura della capitale.

Il documento che i due finanzieri devono notificare è «in esecuzione dell’ordine europeo di indagine numero Kn-Us-2/15 della procura della Repubblica, ufficio per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata di Zagabria».

Lo notificano all’allora vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, cui vengono chiesti tutti gli «atti e i documenti afferenti l’acquisto e il trasferimento del calciatore Ante Coric dal club Gnk Dinamo Zagreb al club As Roma per il quale è stato concluso il trasferimento in data 10 maggio 2018, firmato dall’ avv. Baldissoni e Igor Kodzoman e Tomislav Svetina». A Baldissoni viene chiesto anche di indicare se la Roma si fosse avvalsa di un intermediario e, nel caso, di chi. Baldissoni indica il nome di Giuseppe Cionci.

L’affare Coric diventa così una questione giudiziaria. Per mesi, gli inquirenti italiani e quelli croati lavorano insieme e scoprono che degli 8 milioni arrivati per l’affare, a Zagabria se ne fermano solamente due. Gli altri sei vengono divisi in due tranche di pari importo (tre milioni l’una). La prima prende la strada di una banca di Dubai e da Dubai rientra a Zagabria. La seconda, viene inviata su una banca di Cipro e di lì rientra in Italia.

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Stando a quanto riferito a Repubblica da alcune fonti, le ipotesi sono due. La prima è quella che vorrebbe la triangolazione dei pagamenti di Coric lo schermo “valutario” di un’operazione di riciclaggio di denaro: qualcuno ha fatto in modo che la Roma pagasse all’estero per un bene un valore gonfiato per poi vedersi restituire il surplus in nero.

La seconda ipotesi è invece quella “politica” ed ha appunto a che vedere con il doppio ruolo di Cionci. Aspirante agente di mercato, ma contestualmente amico di Zingaretti e prodigo di rassicurazioni in quella primavera del 2019 sul destino del progetto di autorizzazione dello stadio in Regione.

Nell’ inchiesta, al momento, non risultano né reati ipotizzati, né persone indagate, ma nessuno dei suoi protagonisti sembra avere gran voglia di tornare su quella storia.