Qualcosa si muove, qualcosa che potrebbe cambiare davvero il mondo dello sport dilettantistico nel calcio, nel basket o nella pallavolo: si parla dell’abolizione del vincolo sportivo, da sempre una croce portata mal volentieri per colpa di una normativa ormai vetusta e per questo eliminabile.
Nella bozza del Testo Unico per la riforma dello sport presentata alle forze politiche dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è stata proposta la misura che prevede la progressiva cancellazione del vincolo del cartellino anche a livello dilettantistico: «Se va tutto bene negli incontri con la maggioranza – ha precisato il ministro – il Cdm dovrebbe approvare il testo unico tra fine luglio e inizio agosto» per un voto definitivo «che potrebbe arrivare a settembre».
Ottime notizie dunque, ma cos’è il vincolo sportivo? Il vincolo sportivo è quel rapporto giuridico che lega, in conseguenza al tesseramento, un giocatore ad un club, in forza del quale l’atleta si obbliga a svolgere la propria attività agonistica esclusivamente con la società con cui si tessera: l’obbligo di tesseramento annuale è stato fissato fino al compimento del sedicesimo anno del giocatore e fino ad oggi il tesseramento annuale in ambito dilettante era previsto solo in favore dei ragazzi sotto i quattordici anni.
Dal quattordicesimo al sedicesimo anno di età si poteva decidere di continuare a giocare presso il club società di appartenenza con un vincolo annuale, tranne se si decideva fin dal primo tesseramento successivo al quattordicesimo anno di un vincolo pluriennale, la cui durata veniva fissata fino al termine della stagione in cui il ragazzo compiva venticinque anni.
Dopo i sedici anni, in passato, il giocatore era costretto a stringere con il club un legame fino al venticinquesimo anno salvo accordarsi per lo svincolo ex art. 108 NOIF: se il giocatore dilettante si tessera per più anni il relativo vincolo sportivo, ai sensi dell’art. 32 NOIF dura fino al termine della stagione in cui il calciatore compie 25 anni.
L’atleta, quindi, fino all’età di 25 anni non riesce quasi mai a trasferirsi in un’altra società senza il consenso di quella con cui è tesserato a meno che non trovi un accordo con la società, sottoscriva un contratto da professionista, cambi la residenza, fallisca la società di appartenenza, o non partecipi ad almeno quattro gare ufficiali durante la stagione sportiva.
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Questa norma ha costretto a volte le famiglie degli atleti a spendere grosse somme per portare i figli altrove: «Gli atleti potranno liberarsi “a fronte di parametri che saranno fissati dalle singole federazioni”» ha spiegato Spadafora.
Molto probabilmente i giocatori per svincolarsi dovranno comunque pagare un indennizzo proporzionale all’età, agli anni di carriera e alla categoria di destinazione ma sicuramente sta per avvenire un passo importante per la storia degli atleti italiani dilettanti.