Arnault: «Italia fondamentale per LVMH: investiti 200 milioni»

Lvmh investimenti Italia – Partendo dalla nuova manifattura Fendi di Bagno a Ripoli (Firenze), Antoine Arnault, responsabile comunicazione e immagine del gruppo Lvmh (brand del lusso accostato al Milan nel…

Lvmh investimenti Italia

Lvmh investimenti Italia – Partendo dalla nuova manifattura Fendi di Bagno a Ripoli (Firenze), Antoine Arnault, responsabile comunicazione e immagine del gruppo Lvmh (brand del lusso accostato al Milan nel recente passato), ha parlato delle strategie del gruppo fondato dal padre Bernard.

A cominciare dall’importanza dell’Italia: «Lvmh è nato a Parigi, ma per noi l’Italia è importante come la Francia. Vi produciamo soprattutto per la divisione moda e pelletteria e abbiamo 30 manifatture che lavorano per le maison italiane e per quelle francesi, come il calzaturificio di Louis Vuitton a Fiesso d’Artico», le parole di Arnault, riportate dal Sole 24 Ore.

«Nel 2019 abbiamo investito in Italia oltre 200 milioni di euro, una grande cifra da destinare a un solo Paese. L’anno scorso abbiamo aperto la nuova manifattura Celine sempre in Toscana, qualche settimana fa abbiamo ampliato quella di Thélios e oggi ecco Fendi. Investiamo molto nella formazione dei giovani artigiani, anche con il nostro Institut des Métiers d’Excellence, un programma che in Italia è particolarmente attivo. Non solo ci basiamo sul know how italiano, ma ne facciamo parte», ha aggiunto.


Sulle difficoltà portate dall’emergenza Coronavirus: «Abbiamo ben presente qual è il nostro ruolo nel sistema. Per questo anche durante il lockdown abbiamo passato degli ordini ai nostri fornitori: sapevamo che non avevano i mezzi per superare un periodo così, a differenza di un grande gruppo come Lvmh».

«E proprio durante il lockdown – ha proseguito Arnauld – le nostre maison hanno dimostrato di non voler mettere in secondo piano la sostenibilità, che resta una priorità assoluta. L’industria della moda è considerata una delle più inquinanti».

Sull’impatto ambientale: «Non si può paragonare il fast fashion, con le centinaia di migliaia di tonnellate di vestiti fatti in mega fabbriche dalle non ben definite condizioni di lavoro, a quello che facciamo noi. Certo, il lusso ha un impatto sull’ambiente. Ma quello del nostro intero gruppo è pari allo 0,5% di tutto il settore, di cui siamo leader».

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