L’emergenza Coronavirus espone il calcio al rischio default. Il 16 novembre scade il termine per pagare gli stipendi di settembre e ad oggi – scrive Repubblica –, almeno 15 società su 20 di serie A non saprebbero come fare.
Il presidente della Serie A, Paolo Dal Pino, ha già lanciato l’allarme. Il problema dei club è principalmente uno. La mancanza di liquidità è arrivata a livelli insostenibili. La sola Serie A denuncia una perdita dal lockdown in poi di 600 milioni di euro.
Di questi (200 nella parte finale della scorsa stagione, altri 400 fino a dicembre), il 65% è frutto dei mancati incassi da botteghino, il 35% da mancati incassi da sponsorizzazioni. Il cappio è stretto, le risorse esaurite, gli sponsor hanno ridotto se non annullato i versamenti.
A questo punto, l’unica scialuppa di salvataggio all’orizzonte appare quella dell’ingresso dei fondi d’investimento e l’offerta di Cvc di realizzare una media company con la Serie A, acquistandone di fatto il 10% per 1,6 miliardi. Ma se fino a ieri pareva un’occasione per crescere, oggi appare quasi come l’unica strada per non fallire.
In particolare – rivela Repubblica – durante l’ultima assemblea, i 20 club di Serie A hanno già iniziato a ragionare su come spartirsi una prima fetta della torta. La soluzione è di incassare un anticipo sotto forma di paracadute per la retrocessione: l’anomalia è che dovrebbero chiederlo tutte e 20 le società, dalla prima all’ultima.
In più l’idea è di spalmare il resto della cifra come dividendi per i prossimi 9 anni, in modo da distribuirli anche mano a mano alle varie società che dalla Serie B saliranno in Serie A. Insomma, rimedi contro la crisi, nel caso in cui le misure chieste al governo – da contributi diretti a un’apertura alle pubblicità di scommesse – dovessero restare lettera morta.