Lazard diventa advisor finanziario della Lega Serie A. Secondo quanto riporta l’Ansa, lo ha deciso il Consiglio di Lega, riunitosi d’urgenza nel pomeriggio. La banca d’affari affiancherà l’associazione dei venti club di Serie A soprattutto nel confronto con i fondi di investimento interessati a entrare in partnership nella media company che la Lega intende costituire per vendere i diritti tv e valorizzare il brand, in Italia e nel mondo.
Martedì l’assemblea di Lega ha dato il mandato al presidente, Paolo Dal Pino, per proseguire il dialogo con i fondi interessati, in modo da ottenere proposte concrete entro la fine di luglio. L’obiettivo è comunque quello di discutere tutte le ipotesi alternative, che siano basate però su numeri e business plan, considerando che finora, complice l’esclusiva concessa a CVC, la Lega Serie A non ha ricevuto offerte dettagliate da parte di altri fondi.
Entro la fine del mese, saranno analizzate tutte le proposte, anche quelle relative ai fondi di debito: al momento, infatti, solo fondi di private equity come Bain, Advent, Cinven e CVC hanno manifestato interesse per il prodotto, con il fondo inglese che – nello specifico – avrebbe messo sul piatto 2,2 miliardi per il 20% del veicolo in cui sarebbero confluiti i diritti tv della Serie A per i prossimi 10 anni.
Tuttavia, stando a quanto riportato da MF-Milano Finanza, il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino potrebbe ricevere proposte definite «choc» e «in grado di sparigliare le carte sul tavolo» da parte di uno o più fondi specializzati anche nel credito.
Il pensiero si sposta dunque a grandi società come Gso, braccio di investimento nel private debt del colosso americano Blackstone (della quale si era già parlato), Kkr, senza escludere altri player di settore. A conferma di questa tendenza c’è da registrare che anche i francesi di Tikehau, egualmente specializzati nel debito, avrebbero in passato esaminato il dossier, salvo poi preferire non proseguire nell’operazione.
L’intervento di fondi di debito consentirebbe di aggirare lo scoglio che potrebbe invece bloccare le proposte dei private equity: la titolarità dei diritti ufficialmente in capo non alla Lega, ma ai club di Serie A che variano ogni anno per via delle promozioni/retrocessioni.