Urbano Cairo parla dell’emergenza coronavirus attraverso una conversazione con l’agenzia Ansa e poi intervenendo ai microfoni Rai di Radiouno: “Non intervengo per la situazione del calcio e quindi non parlo da presidente del Torino, intervengo da italiano. Preoccupato, molto preoccupato, dalla propagazione del virus.”
“Preoccupato al punto che auspico l’adozione immediata di misure molto drastiche per combattere questa guerra affrontata inizialmente come fosse una guerriglia. – ha proseguito il presidente del Torino – Contagio e morti stanno purtroppo moltiplicandosi con una costanza che deve imporre l’ adozione di provvedimenti straordinari, draconiani. Finora abbiamo curato una polmonite con pannicelli caldi e l’aspirina: servono altre armi, serve un altro atteggiamento e un’ altra consapevolezza da parte degli italiani».
L’ appello del patron granata è basato anzitutto sulle ultime cifre dell’ epidemia. «L’ emergenza per il coronavirus mi ha convinto che qui ci vogliono misure “cinesi”, molto più dure di quelle prese fino a oggi. Ho seguito la conferenza di Brusaferro – il presidente del l’istituto superiore della sanità ndr – che onestamente dice di non sapere quando arriverà il picco. Così, se ci si limita a fare una proiezione del raddoppio ogni 4 giorni, in due settimane i malati saranno 50 mila, e circa 400 mila a fine mese: per evitarlo dobbiamo tenere la gente a casa».
Cairo prosegue con decisione nella sua analisi. «Io di natura sono un ottimista ma dico che oggi non serve a nulla esserlo, bisogna invece essere realisti, o anche pessimisti, visto che non sappiamo quando ci sarà il picco, per evitare un disastro sociale, sanitario e poi economico.”
“Occorre stare tutti chiusi in casa. D’altra parte se la proiezione del raddoppio ogni 4 giorni ci porta a 371 mila ammalati al 31 marzo, vuol dire che con il tasso di mortalità confermato al 5 per cento, ci sarebbero 18 mila vittime: una cosa epocale. Ecco perché ci vuole la misura draconiana di imporre a tutti nelle zone rosse e in quelle colpite di non andare in giro, c’ è un’ esigenza di salute nazionale. Insomma marzo tutti in casa, per poi ripartire velocemente”.
Sulla questione dell’ eventuale sospensione della A, Cairo osserva come «il calcio sta a cuore anche a me ma non sono intervenuto per affrontare il tema campionato. E non so prevedere cosa verrà deciso nel consiglio federale perché non ne faccio parte. Dico però che il governo avrebbe potuto benissimo adottare anche questo provvedimento nel suo ultimo decreto».
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E ribadisce. «A me la situazione del calcio sta a cuore, lo ripeto, ma non sto parlando nella veste di presidente di club ma come italiano che ha la possibilità di dare voce alle angosce di tanti italiani. Siamo in guerra e spero che se ne rendano conto anche paesi confinanti come Francia e Germania, che all’inizio hanno preso il virus sotto gamba, magari, e adesso sono dinnanzi alla proliferazione dei contagi e delle vittime».
«Ripeto, servono misure eccezionali come quelle che vengono adottate in periodo di guerra». La conclusione di Urbano Cairo è un invito a prendere ad esempio il Veneto: «Mi pare che in questa regione abbiano trovato misure efficaci. Negli ultimi quattro giorni non c’ è stato raddoppio ma un incremento molto più contenuto. In altri luoghi, invece, la gente è per strada: allora capisci che non si rende conto e che l’allarme va dato».