La Figc punta al professionismo per le donne dal 2021/22, secondo questo emerge dopo il Consiglio Federale di ieri. Un’ipotesi che nasce dopo l’approvazione di un emendamento alla Legge di Bilancio presentato dai senatori Tommaso Nannicini e Susy Matrisciano dello scorso 11 dicembre che ha di fatto aperto le porte al professionismo sportivo femminile.
L’emendamento ha introdotto un esonero contributivo totale per tre anni (fino a un tetto di 8 mila euro) per tutte le società che stipuleranno con le proprie atlete contratti di lavoro sportivo ai sensi della legge n. 91/1981 (la legge che disciplina i rapporti tra società e sportivi professionisti).
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A seguito degli approfondimenti svolti dalla FIGC e dopo gli incontri con i club femminili ed i rappresentanti delle diverse componenti federali, è stato presentato uno studio sul professionismo sportivo nel calcio femminile, al cui interno sono stati illustrati i numeri e le modalità adottate da altre Federazioni europee (su un totale di 1 milione 270 mila calciatrici in Europa, 1396 sono professioniste e 1457 sono semiprofessioniste).
Il presidente federale ha illustrato il punto all’ordine del giorno, dichiarandosi favorevole all’introduzione del professionismo nel calcio femminile valutando bene le tempistiche e l’effettivo impatto economico sulla Serie A.
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A tal proposito, la FIGC ha avanzato tre ipotesi di lavoro che prevedono l’introduzione di tale normativa dalla stagione 2021/2022. Le tre opzioni allo studio, riporta la Gazzetta dello Sport, sono un contratto professionistico per tutte le atlete, per quelle che hanno compiuto 19 anni o per le calciatrici che abbiano compiuto il 21esimo anno d’età. Le cifre dei maggiori oneri previdenziali per le società sono praticamente identiche e viaggiano, al netto degli sgravi fiscali, intorno a circa 230mila euro.