Un fascicolo esplorativo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, è stato aperto nelle scorse settimane dalla Procura di Milano in relazione all’audio registrato di nascosto durante il consiglio della Lega Serie A del 23 settembre e poi reso pubblico, in cui l’ad Luigi De Siervo parlava di cori razzisti allo stadio “da non trasmettere in diretta tv”. A quanto si è saputo, il fascicolo è stato aperto dal pm Alberto Nobili che ha dato delega agli investigatori per compiere accertamenti e verificare eventuali ipotesi di reato, acquisendo l’audio e ascoltando una serie di persone.
A fine 2019, poco prima di dimettersi, l’allora procuratore della Federcalcio Giuseppe Pecoraro avrebbe messo a disposizione dei magistrati milanesi il materiale raccolto nella sua indagine di giustizia sportiva. A quanto si apprende, De Siervo aveva chiesto al consiglio di Lega di presentare una denuncia sul fatto, trovando però opposizione. In questi mesi di tensioni all’interno della Lega Serie A, un’altra indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, è stata aperta dalla Procura di Milano relativa all’elezione del presidente Gaetano Miccichè del 19 marzo 2018.
“Ti faccio una confessione, non la mettiamo a verbale: io ho chiesto ai nostri registi di spegnere i microfoni verso la curva. Io l’ho chiesto. Quindi non lo sentirete in tv. Perché io ho chiesto di spegnere i microfoni”, le parole di De Siervo nell’audio rubato. L’ad della Serie A si era poi difeso in conferenza stampa: “Dal punto di vista tecnico il tentativo che è stato fatto è quello di evitare di trasformare in eroi determinati ragazzi, esiste un rischio emulazione, come è accaduto nel lancio delle pietre dai cavalcavia. Dobbiamo evitare in ogni modo di trasformare quei ragazzi, quei criminali, in degli eroi per la loro comunità – ha aggiunto – Questo è l’obiettivo della Lega, nessun controllo strano, niente di ciò. Passare per essere quello che silenzia i razzisti, magari riuscissi a silenziarli. L’obiettivo è l’opposto, andarli a prendere uno per uno, per punirli severamente nella forma più grave, con l’espulsione a tempo o definitiva dagli stadi”.