Da "Inter is coming" a "Not For Everyone", la strategia digital dei nerazzurri

«Con la nuova strategia abbiamo raccontato cosa vuol dire essere tifosi dell’Inter. Abbiamo provato a spiegare come si possa essere tifosi dell’Inter in base a determinate caratteristiche, realizzando un prodotto…

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«Con la nuova strategia abbiamo raccontato cosa vuol dire essere tifosi dell’Inter. Abbiamo provato a spiegare come si possa essere tifosi dell’Inter in base a determinate caratteristiche, realizzando un prodotto globale». Roberto Monzani, head of digital content dell’Inter, racconta così durante il Social Football Summit la strategia social del club nerazzurro e come sia cambiata negli ultimi due anni, tra le campagne di brand “Inter is coming” e “Not For Everyone”.

«Raccontiamo storie e dentro quelle storie c’è il brand, ovverosia i valori di un club di calcio e di una azienda che vengono veicolati dai contenuti. L’anno scorso abbiamo fatto un  primo percorso, cercando di costruire una filiera di contenuti che rappresentasse una sorta di spinoff dell’azienda, che ci potesse aiutare a non essere troppo legati ai risultati del campo – prosegue -. “Not for everyone” è un modo per dire che l’Inter non è cosa da tutti, voler raggiungere risultato nonostante difficoltà. È sostanzialmente una prosecuzione di “Inter is coming”. Abbiamo creato da due anni questo format di raccontare nuovi giocatori dell’Inter in un modo che non riguarda i loro risultati sul campo. Abbiamo fatto la stessa cosa con la nuova sede, presentandola come se fosse un nuovo acquisto per raccontare il brand, anche gli asset fisici».

«Il percorso dei nostri contenuti è sempre lo stesso, il fan deve diventare primo portavoce del nostro contenuto. Stiamo affinando i contenuti in base alle diverse audience. Abbiamo una serie di dati che ci dà l’opportunità di non creare contenuti “inutili”, dobbiamo essere efficienti. E i dati che vengono prodotti dai nostri contenuti diventano ulteriore valore, che posso condivedere con la società. Abbiamo diversi tipi contenuti per accontentare pubblico diverso».

Tra i contenuti, ci sono anche quelli relativi alle presentazioni dei giocatori, come nel caso di Godin. «Abbiamo raccontato una fetta di Uruguay con un contenuto di 50 secondi ed è stato estremamente rilevante in Sudamerica. È uno dei continenti a cui diamo più attenzione, mentre paese a cui dare più valore è ovviamente Cina e Asia, ma riusciamo a dedicarci anche ad altre zone, cercando di differenziarsi non solo dal punto di vista geografico ma anche dei contenuti».

«I due principali temi per un club di calcio a livello digitale sono gender gap e age gap. Tik Tok in questo senso è stato uno dei nostri primi passi. Ci siamo entrati a dicembre e abbiamo iniziato a produrre contenuti. Ora abbiamo il 60/70% di seguaci che sono donne e tutte sotto i 20 anni, raggiungendo l’obiettivo di colmare sia il gender che l’age gap. A breve partirà anche un nuovo progetto, che scoprirete tramite i canali del club».

«Per quanto riguarda la tv la nostra idea è stata quella del talk show, cioè fare un “late night show” del club in stile Cattelan, che ha numeri migliori su social che dal punto di vista degli ascolti. Così la tv diventa digitale, si tratta di un lavoro importante per rimettere la tv al centro del progetto».

«La crescita nei nostri numeri social negli ultimi due anni è stata esponenziale, soprattutto su social cinesi. Stiamo cercando modi per intercettare diversi pubblici. Una delle scelte è stata quella di agganciare il linguaggio del vlog, abbiamo raccontato diverse storie con questo metodo. A settembre siamo stati davanti alla Juventus come views, una cosa particolare considerando che si parla di un club che ha Cristiano Ronaldo tra le proprie fila, è indice di una certa salute», ha concluso Monzani.

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