DOCUMENTI - San Siro, il no dei club al restyling

«L’attuale Stadio Meazza non risponde alle esigenze del calcio moderno, sia per i club che per i tifosi». Esordiscono così Milan e Inter nel…

Inter garanzie San Siro

«L’attuale Stadio Meazza non risponde alle esigenze del calcio moderno, sia per i club che per i tifosi». Esordiscono così Milan e Inter nel documento presentato ai capigruppo del consiglio comunale di Milano in cui espongono le ragioni secondo cui una ristrutturazione di San Siro non sarebbe preferibile alla realizzazione di un nuovo stadio.

Secondo Milan e Inter, attualmente San Siro è inadeguato sotto diversi punti di vista:

  • Adeguatezza agli standard di confort internazionali
  • Adeguamento normativo
  • Sicurezza delle aree
  • Disponibilità delle attività di supporto generatrici dei ricavi

Tutti elementi, a giudizio dei club, necessari per la competitività delle squadre a livello nazionale ed internazionale.

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Il progetto del nuovo stadio alternativo al vecchio San Siro

I club hanno quindi esaminato tre opzioni per raggiungere l’obiettivo di creare uno stadio moderno, dando preferenza all’area di San Siro.

La ristrutturazione dell’attuale impianto, secondo Inter e Milan, comporterebbe costi eccessivi rispetto alla possibilità di costruire un nuovo stadio. Innanzitutto i due club hanno ritenuto non sostenibile l’opzione di lasciare il Meazza e Milano per almeno quattro anni per eseguire una ristrutturazione.

Questo alla luce del fatto che non ci sono impianti sportivi alternativi disponibili a ospitare l’attività delle squadre. Non solo, utilizzare uno stadio in un’altra città comporterebbe minori ricavi da stadio nel periodo della ristrutturazione e comporterebbe un danno importante anche per i tifosi, costretti a seguire le partite casalinghe della propria squadra “in trasferta”.

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L’ipotesi (scartata) di ristrutturare il Meazza

Milan e Inter, si legge nel documento, hanno analizzato approfonditamente l’ipotesi della ristrutturazione, rilevando le seguenti attività necessari:

Demolizione e ricostruzione del primo anello (la parte più vetusta dello stadio), al fine di adeguare la capacità portante e abbassare il livello della quota degli spazi dedicati all’ospitalità (skybox e skylounge) ad oggi carenti di visuale sul campo;

Demolizione del terzo anello per ridurre la capienza globale dell’impianto al fine di consentire: a) Il raggiungimento della capienza ideale per i due club, stimata in 60.000-65.000 posti; b) L’ampliamento della circolazione tra i vari livelli e migliori condizioni di accessibilità anche per i disabili; c) L’integrazione dei servizi disponibili per accogliere le esigenze del pubblico; d) Il rifacimento della copertura per renderla acusticamente adeguata mediante l’abbassamento.

Costruzione di un edificio esterno dietro la tribuna rossa per aumentare i volumi coperti per dotarsi di aree per l’hospitality, uffici e aree tecniche. Tale edificio coprirebbe la vista del secondo anello e delle relative rampe.

Le limitazioni di una ristrutturazione

Secondo Inter e Milan, al termine della ristrutturazione, «lo Stadio Meazza risulterebbe irriconoscibile. La nuova struttura esterna modificherebbe radicalmente gli elementi identitari».

Lo stadio ristrutturato avrebbe una capienza inferiore a 60.000 posti (mentre quello attuale ha una capienza eccessiva).

Non verrebbe risolto il problema di via Piccolomini per cui la tribuna est (arancio) rimarrebbe difficilmente accessibile e con pochi servizi.

Una ristrutturazione così invadente necessiterebbe di un cantiere che comporterebbe notevoli rischi durante l’attività sportiva delle due squadre.

Secondo le analisi condotte da Inter e Milan, la ristrutturazione di San Siro richiederebbe inoltre che le squadre giocassero lontano da Milano per almeno 4 anni.

Il progetto del nuovo stadio

Invece che la ristrutturazione di San Siro, Inter e Milan propongono la costruzione di un nuovo impianto da 60.000 posti a fronte di un investimento complessivo tra stadio e distretto multifunzionale da 1,2 miliardi di euro.

Questi i vantaggi, secondo quanto indicato nella presentazione fatta ai capigruppo in consiglio comunale:

  • Nuova occupazione per oltre 3.500 persone;
  • Grande focus sulla sostenibilità (LEED certification)
  • 22 nuovi ettari di verde fruibile e spazio pedonale
  • 80 milioni di euro di opere pubbliche a servizio dei cittadini e per la riqualificazione dell’area

Il nuovo stadio, inoltre, avrebbe un’altezza fuori terra pari a 30 metri, contro i 68 metri dell’attuale stadio.

Il nuovo stadio, secondo le stime di Inter e Milan, avrebbe inoltre un impatto energetico e un impatto idrico inferiori a quello attuale di San Siro.

Priorità alla zona di San Siro

Milan e Inter, si legge ancora nel documento, hanno dato la priorità al sito storico di San Siro per la creazione di un progetto unico in Europa.

Per la realizzazione del progetto, si legge nella slide della presentazione, Milan e Inter si sono avvalsi della Legge sugli Stadi che promuove lo sviluppo di infrastrutture sportive, anche attraverso la realizzazione di funzioni d’uso diverse (complementari o funzionali all’impianto, purché diverse dalla residenza), al fine di assicurare l’equilibrio economico-finanziario di progetto.

Le volumetrie delle destinazioni d’uso diverse possono essere anche superiori a quanto ammesso dagli atti di pianificazione della città.

A tale proposito i club hanno depositato a luglio uno Studio di Fattibilità e una prima proposta di Piano Finanziario, così come previstodalla normativa al fine di ottenere in prima istanza la dichiarazione di pubblico interesse da parte del Comune di Milano.

Solo in seguito, i club potranno procedere alla predisposizione di un progetto definitivo, completo in tutti i suoi aspetti architettonici.

I club hanno fatto una proposta all’Amministrazione che potrà essere affinata e migliorata nelle successive fasi del procedimento.

Tutti gli investimenti saranno effettuati da AC Milan e FC Internazionale, che in cambio richiedono un diritto di superficie della durata di 90 anni.

La proposta prevede il pagamento di un canone al Comune e la restituzione, al termine dei 90 anni, al Comune di Milano non solo dell’impianto sportivo ma anche dell’intero distretto multifunzionale.