Il peso del fatturato in Champions League

Champions League e fatturato – La finale tutta inglese della Uefa Champions League 2018/19 si è conclusa con la vittoria del Liverpool ai danni del Tottenham. Per i Reds si…

Champions League e fatturato

Champions League e fatturato – La finale tutta inglese della Uefa Champions League 2018/19 si è conclusa con la vittoria del Liverpool ai danni del Tottenham. Per i Reds si tratta della 6° Coppa dei Campioni/UEFA Champions League, terzo club in assoluto per numero di vittorie nella massima competizione europea. La vittoria è arrivata a coronamento di una stagione fantastica, contrassegnata anche dal secondo posto in Premier League con soltanto una lunghezza di svantaggio dai campioni del City, e riscatta, almeno in parte, la delusione della sconfitta in finale dello scorso anno.

Champions League e fatturato – I numeri

Negli anni scorsi Calcio e Finanza ha pubblicato le analisi relative alle edizioni della Champions League 2015/16, 2016/17 e 2017/18. Complessivamente, i club con maggiore fatturato hanno:

  • vinto il 71,4% delle partite (70 su 98, considerate solo le gare terminate senza pareggio);
  • ottenuto il 74,2% delle qualificazioni (23 su 31, compresa la vittoria finale);
  • realizzato il 64,1% dei gol (234 su 365)

Anche i dati dell’edizione appena conclusa, quindi non lasciano spazio a dubbi: i club più ricchi battono più spesso i club più poveri (rapporto 2,5 a 1), accedono più frequentemente alle fasi successive (2,9 a 1) e segnano più gol (1,8 a 1).

Come logico attendersi, le differenze di rendimento in base al fatturato sono state più marcate nella fase a gironi, dove più ampio è lo squilibrio economico fra i club. Complessivamente, i club con il fatturato più alto:

  • nella fase a gironi, hanno vinto 3 partite su 4, segnato il 65% dei gol e si sono qualificati nell’87,5% dei casi;
  • negli ottavi di finale, hanno vinto il 64% delle partite e hanno realizzato il 60% dei gol, ottenendo la qualificazione più di 6 volte su dieci;
  • nei quarti di finale, hanno vinto 7 partite su 10 e hanno realizzato circa 7 gol su dieci, riuscendo a qualificarsi nel 50% dei casi (eliminazioni del Manchester City ad opera del Tottenham e della Juventus ad opera dell’Ajax);
  • nelle semifinali, hanno vinto metà delle partite e in un solo caso si sono qualificati alla finale (Tottenham vs Ajax), realizzando poco meno della metà dei gol. Pesa la rimonta subita dal Barcellona contro il Liverpool, quasi un replay di quella subita l’anno scorso contro la Roma.

Per quanto riguarda la finale, si conferma la tradizione che vede vincere la squadra con il maggior fatturato. Nelle ultime 10 finali solo in due occasioni non è successo: nel 2009/10, Inter contro Bayern Monaco, e nel 2011/12, Chelsea ancora contro i bavaresi. Complessivamente, quindi, nei quarti di finale abbiamo il dato più basso delle vittorie per i club con maggiore fatturato (50%), mentre per quanto riguarda le qualificazioni, il dato più basso è quello relativo ai quarti di finale e alle semifinali (50%).

Champions League e fatturato – Fase ad eliminazione diretta

La fase ad eliminazione diretta della UCL 2018/19 ha visto la partecipazione di 14 squadre su 16 provenienti dai campionati cosiddetti “big five” (Premier League, Serie A, Ligue 1, Liga e Bundesliga), con le uniche eccezioni di Porto e Ajax. La Premier League è stata rappresentata da 4 clubs, Liga e Bundesliga da 3, Serie A e Ligue 1 da 2, 1 club a testa per Primeira Liga e Eredivisie.

Nelle precedenti due stagioni nessun club fuori i “big five” era riuscito a qualificarsi per i quarti di finale, ed occorre andare indietro all’edizione 2011/12 per trovarne due. Nelle cinque edizioni precedenti a quella appena conclusa, nessun club fuori i “big five” è riuscito mai a raggiungere le semifinali. Ci sono differenze significative fra i 16 club qualificati alla fase ad eliminazione per quanto riguarda non solo i ricavi operativi, ma anche per il valore della rosa, degli stipendi e per la presenza sui social.

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La differenza media di fatturato nelle partite della fase ad eliminazione è stata di circa €205 milioni, una differenza che equivale grossomodo al divario attualmente esistente fra il Real Madrid (1°) e il Chelsea (8°) o fra la Juventus (11°) il Napoli (21°) (fonte Deloitte).

Nelle 29 partite disputate nella fase ad eliminazione diretta, 7 volte (24,1%) la differenza di fatturato fra i club sfidanti è stata inferiore a €100 milioni (in un solo caso <€50 milioni), 10 volte (34,5%) la differenza è stata compresa fra €100 e €300 milioni, 12 volte (41,4%) la differenza è stata superiore ai €300 milioni (in 4 partite la differenza è stata superiore ai €500 milioni). Quindi quasi una partita su due ha visto contrapporsi club con un divario di fatturato superiore a €300 milioni, in tre partite su quattro il divario è stato maggiore a €100 milioni.

 

La differenza di fatturato si è ridotta nel corso delle fasi eliminatorie, come conseguenza di una naturale “selezione” nella quale il club più ricco vince su quello meno ricco. Solo in due incontri a/r su sei con differenza di fatturato superiore ai 300 milioni (33%) la qualificazione è stata appannaggio dei club con fatturato minore (Ajax contro Real Madrid agli ottavi di finale, Ajax contro Juventus ai quarti di finale).

In 4 incontri a/r con differenza di fatturato fra i 100 e 300 milioni (80%) la squadra con fatturato minore ha ottenuto la qualificazione. Nella tabella sottostante le cinque partite con la maggiore differenza di ricavi fra i team nella fase ad eliminazione.

Champions League e fatturato – Le sorprese

Nonostante il peso sempre più decisivo dei fatturati, anche in questa edizione non sono mancate le sorprese. Liverpool e Tottenham hanno raggiunto la finale nonostante un fatturato più basso rispetto alle concorrenti eliminate lungo il cammino verso Madrid, in particolare Barcellona e Manchester City rispettivamente.

Il cammino più sorprendente è stato, senza dubbio, quello dell’Ajax, che ha sfiorato la finale fino al minuto 90° minuto della semifinale di ritorno. Il club olandese, partito dal 2° turno preliminare, ha attirato ammirazione e complimenti per il suo gioco veloce e spumeggiante, interpretato dalle giovani leve del fiorente vivaio, che diverranno, siamo sicuri, oggetto del desiderio dei top club già dalla prossima imminente sessione di mercato. Le gemme più preziose del cammino europeo dei lancieri sono le eliminazioni del Real Madrid tre volte campione d’Europa agli ottavi di finale e della Juventus ai quarti, club con fatturati rispettivamente 8 volte e 4 volte più grandi.

Anche i portoghesi del Porto si sono distinti nel loro cammino europeo: hanno ottenuto il primo posto nel girone di qualificazioni nonostante il fatturato più basso del girone; inoltre hanno eliminato la Roma agli ottavi di finale.

Champions League e fatturato – Il confronto con le edizioni precedenti

Rispetto alle edizioni precedenti, non si registrano differenze sostanziali in termini di prestazioni rispetto ai fatturati: i club più ricchi hanno ottenuto performance decisamente migliori negli scontri diretti rispetto ai club più poveri.

Tuttavia, si osserva un trend a sfavore dei club a maggior fatturato nel corso delle quattro edizioni analizzate, e ciò vale per tutti i dati esaminati: più evidente per le vittorie, meno per i gol e le qualificazioni, che è certamente il dato più rappresentativo. Per capire se sia un cambio strutturale di tendenza o soltanto normale variabilità (più probabile), occorre avere un dato su un numero maggiore di stagioni.

La riduzione delle vittorie dei club a maggior fatturato potrebbe spiegarsi con il più alto numero di partite finite in pareggio rispetto alle edizioni precedenti, e quindi escluse dall’analisi. In valori assoluti le vittorie appannaggio dei club con maggiore fatturato nelle ultime quattro edizioni sono sostanzialmente stabili: 70, 71, 70 e 74 (a partire dall’ultima).

Champions League e fatturato – Conclusioni

Anche l’edizione appena archiviata ha confermato la decisiva influenza del fatturato sulle performance sportive. A parere di chi scrive, solo una riforma complessiva dell’intero sistema (partecipazioni alle competizioni europee; ripartizione più omogenea delle risorse, anche a livello transnazionale; rose ridotte; limitazioni al trasferimento dei calciatori) potrebbe determinare una riduzione del crescente squilibrio fra i club e fra i campionati, determinando in ultimo un maggiore equilibrio competitivo, che dovrebbe essere il valore più importante da preservare da parte di chi ha a cuore la competizione sportiva.

Tuttavia, le ipotesi di riforma delle competizioni europee e dei campionati nazionali circolate nelle settimane scorse sembrano andare nella direzione opposta rispetto a quella auspicata. Le bozze fatte circolare e le anticipazioni dei media finirebbero probabilmente (il condizionale è d’obbligo) per allargare il diaframma che separa i club che frequentano stabilmente la Champions League e tutti gli altri.

La partecipazione alla Champions è infatti il principale “differenziatore” di risorse a disposizione dei club (almeno finché le regole del FFP saranno così stringenti), sia direttamente attraverso l’elargizione dei premi sempre più alti ai (soliti) club, che indirettamente per l’enorme visibilità che dà a chi vi prende parte.

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