Serie A: cresce l’interesse, ma il tifo è più “vecchio”

StageUp e Ipsos hanno presentato oggi i risultati dello studio “La Serie A nel XXI Secolo: evoluzione dell’interesse, del tifo e dei ritorni per gli sponsor”, uno studio realizzato attraverso…

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StageUp e Ipsos hanno presentato oggi i risultati dello studio “La Serie A nel XXI Secolo: evoluzione dell’interesse, del tifo e dei ritorni per gli sponsor”, uno studio realizzato attraverso l’esclusivo data-base (contenente le rilevazioni dal 2000 al 2019, misurate attraverso 86.000 interviste) della ricerca Sponsor Value, l’unica indagine continuativa multicliente specializzata negli eventi sportivi, spettacolistici e culturali italiani.

Tanti i dati emersi dallo studio, a cominciare dalle spese in sponsorship in Italia, in crescita dal 2014, dopo il minimo di 1,195 miliardi euro toccato nel 2013. Oggi la quota è pari a 1,378 miliardi (+2,9% sull’anno precedente). Nel 2017, la spesa in partnership sportive era quantificabile in 870 milioni di euro: 302 milioni (35%) nel calcio di vertice (Serie A, Serie B, Lega Pro), 84 milioni (12%) nella Serie A di basket e volley, 102 milioni (12%) nell’attività delle Federazioni Sportive Nazionali.

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Molto interessanti anche i dati su passione e tifo in Serie A. Il campionato 2018/19 è stato seguito da 30,3 milioni di 14-64enni, un dato molto vicino al massimo osservato nel 2013/14 di 30,4 milioni e in crescita dell’1% rispetto allo scorso anno. L’aumento rispetto al 2017/18 è stato conseguito, nonostante un’incertezza di risultato ridimensionata, grazie al cosiddetto “Effetto Ronaldo”. Il minimo di interesse (26,8 milioni) era stato rilevato nella stagione 2006/07, stagione in cui la Juventus aveva partecipato alla Serie B.

Gli interessati, analizzando il trend dalla stagione 2001/02, mostrano un costante invecchiamento. In particolare, la quota di 14-34enni scende dal 44% (2001/02) al 35% attuale. Il fenomeno è confermato analizzando gli appassionati 14-34enni (che seguono almeno settimanalmente l’evento) che scendono dal 49% (2001/02) al 36% odierno. Anche le modalità attraverso le quali il campionato viene seguito sono cambiate. Un dato su tutti: nel 2002 la fruizione via pc/cellulare era del 7%, oggi raggiunge il 36%.

“La Serie A nel XXI secolo” (Fonte: Ipsos e StageUp)

Analizzando il trend 2001-2019 emerge che i tifosi diminuiscono e tendono a polarizzarsi intorno ai 5 club di maggiori dimensioni (Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli). Nel 2001/02 infatti il fenomeno tifo riguardava il 92% degli interessati e i 5 maggiori club detenevano il 79% dei fan. Oggi il tifo riguarda il 77% degli interessati e i fan dei 5 maggiori club raggiungono una quota dell’88%. In particolare, la Juventus aumenta la quota dei suoi supporter dal 32% del 2002 al 38% attuale con una crescita, in corrispondenza del ciclo degli otto scudetti consecutivi, del 6%. Nei 19 anni analizzati non si osservano fenomeni di ascesa in termini di simpatia paragonabili a quello del Chievo 2001/02 che, in quella straordinaria stagione, raggiunse il 2,8% di penetrazione tra gli interessati alla Serie A.

Lato sponsor, la notorietà spontanea delle sponsorizzazioni sul target “interessati alla Serie A” appare correlata all’interesse e alla passione con cui il Campionato viene seguito. Nel 2018/19 infatti la media della notorietà spontanea sui main sponsor dei club raggiunge il 5,2%. Nel 2002 era il 4,5%, nel 2010 il 3,8%.    Al termine della stagione 2017/18 il podio della notorietà spontanea dei main sponsor era: Jeep (Juventus) 23%, Lete (Napoli) 22%, Pirelli (Inter) 19%. Pirelli, grazie alla sua ultraventennale partnership con l’Inter e i risultati conseguiti dal club, è l’unico sponsor che accede al podio della notorietà dal 2001/02.

“La Serie A nel XXI secolo” (Fonte: Ipsos e StageUp)

Passando ai protagonisti, la classifica dei più noti della Serie A vede ancora il forte traino della nazionale, premiando i protagonisti della vittoria mondiale del 2006 (Totti 98% – Buffon 96% – Gattuso 91%, fino a ieri anche allenatore del Milan), l’allenatore attuale della Nazionale (Mancini 94%) e in cui s’inserisce l’onnipresente Ronaldo (92%).

Le star attuali del Campionato, complice una maggior mobilità delle formazioni e l’incrementata attività internazionale, faticano più che in passato a superare la soglia dell’80% di notorietà, quota che solo 10 anni fa era raggiunta da gran parte dei campioni italiani. Ne sono esempi Chiellini (76%) Donnarumma (65%), Higuain (65%), Insigne (56%), Immobile (55%), Icardi (53%).

Prendendo in considerazione la Forza dei personaggi (ossia un indice che sintetizza la reputazione professionale e l’empatia) emergono, oltre a Totti (145), stelle internazionali che non militano nel nostro Campionato come Messi (145), Modric (141), Mbappè (136) e Griezmann (134). Ronaldo si attesta a quota 108, complici le grandi attese che aveva generato.

La ricerca Ipsos BeItaly, volta a comprendere il valore dell’Italia nel Mondo, ci racconta che i sei campioni italiani considerati i più forti di ogni tempo sono Buffon (16% dei consensi), Baggio (12%), Totti e Maldini (11%), Del Piero (10%), Zoff (9%). Balza all’occhio il ruolo da protagonisti che riescono a ritagliarsi i portieri delle formazioni che hanno raggiunto le due ultime vittorie mondiali. La stessa indagine proposta alla popolazione italiana vede una classifica lievemente diversa in cui troviamo al primo posto Baggio (15%), al secondo Buffon e Del Piero (11%), seguiti da Totti e Rivera (9%).

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In ottica futura, gli italiani condividono (64%) che gli stadi di proprietà, servono “molto” o “abbastanza” allo sviluppo del movimento calcistico. Questa percentuale sale al 76% tra gli appassionati di calcio. Circa il livello dei salari dei giocatori emerge che, sia la maggioranza della popolazione, che gli appassionati di calcio, ritengono che i guadagni dei protagonisti della Serie A debbano essere allineati ai principali atleti e professionisti dello spettacolo.

E’ più controverso il rapporto dei guadagni dei calciatori con i manager d’azienda: il 49% degli italiani (che diventa il 45% tra gli appassionati calcio) ritiene che debbano essere remunerati in maniera allineata mentre il 43% (stessa percentuale si manifesta tra appassionati di calcio) pensano che il livello di salario dovrebbe essere inferiore.

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