De Rossi addio Roma – Daniele De Rossi ha detto addio alla Roma. Il capitano giallorosso lo ha fatto attraverso una conferenza stampa, alla presenza del CEO del club Guido Fienga e di tutti i compagni di squadra, in prima fila per ascoltare le motivazioni che hanno portato alla fine di una storia durata 18 anni.
Proprio Fienga ha aperto la conferenza, spiegando che la decisione di interrompere il rapporto arriva dalla società: «Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come giocatore. E’ invece una persona matura per riorganizzare questa società, lui è dirigente da un bel pezzo ed è pronto a prendersi queste responsabilità».
«L’ho invitato a occuparsi di questo e aspettare a prendere eventuali decisioni – ha aggiunto Fienga, sponsorizzando un futuro da dirigente per De Rossi –, può aiutarmi e in futuro sostituirmi. Lui vuole giocare ancora, lo rispettiamo e apprezziamo come abbia rispettato la nostra scelta. Quando Daniele deciderà di mettersi la giacca e aiutare a sviluppare il club che conosce meglio di tutti è il benvenuto. Abbiamo bisogno di lui».
La palla passa poi a De Rossi, che sull’addio esordisce così: «Mi è stato detto ieri, ma non sono scemo. Lo avevo capito. Se nessuno ti chiama per un anno, la direzione è quella. Ho sempre parlato poco, perché non mi piace e non c’era niente da dire, inoltre non volevo distrarre la squadra. Ringrazio Fienga per l’offerta, anche Ricky Massara. So che c’è affetto e stima reciproca, forse si poteva andare avanti per uno o due anni, ma è una decisione globale. Io non posso fare diversamente da questo».
Il futuro per il centrocampista è ancora tutto da scrivere: «Ho sentito qualcosa, non ho chiesto niente a nessuno, non volevo distrarre me stesso dalla corsa Champions. Dopo controllerò tra i 500 messaggi se ci sono offerte. Ho voglia di giocare, sarebbe un torto che mi farei se smettessi».
Non è ancora il momento di pensarci, ma De Rossi ha già qualche idea per quando smetterà definitivamente: «Penso che mi piacerebbe fare l’allenatore. Fare il dirigente non mi attira, ma a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione è che per ora si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero prenda potere. Poi magari un giorno lo raggiungerò. Vero che mi accoglieranno a braccia aperte, ma vorrei imparare prima».
Poi ancora una battuta sull’addio, e su come si sarebbe comportato da dirigente: «Ho cercato di prepararmi mentalmente, senza immaginare. Questa è casa mia, sono entrato in quel cancello a 11 anni la prima volta. Io voglio giocare e loro non vogliono, non sono felice ma non ho rancore. Un giorno parlerò anche con il presidente e con Franco Baldini. Devo accettarlo altrimenti mi faccio male da solo. Da dirigente avrei rinnovato il contratto a uno come me. Ho giocato abbastanza bene, cerco di risolvere i problemi. Ma lo accetto».