Il day after del meeting di Madrid porta con sé una certezza. L’associazione delle Leghe europee si schiera apertamente contro la riforma proposta dell’Eca – l’associazione dei club europei – per la Champions League del futuro, dal 2024 in avanti.
Non si tratta di un rifiuto del cambiamento, ma della volontà di salvaguardare i campionati nazionali, di continuare a puntare sui meriti sportivi per l’accesso alle competizioni europee e di evitare che il divario tra i club più ricchi e potenti e quelli minori aumenti costantemente, senza arrivare a un punto di non ritorno.
Come noto, le ipotesi portano verso una nuova Champions con quattro gironi da otto squadre anziché gli attuali otto gruppi da quattro (così il minimo delle partite giocate salirebbe dalle attuali 6 a 14). Oltre alla creazione di una terza competizione europea. A Madrid si sono raccolti gli oppositori a questo progetto, capeggiati dal presidente della Liga, Javier Tebas: in ttale, 244 club.
Tra le società italiane presenti, anche Torino e Lazio. Il presidente biancoceleste, Claudio Lotito, e quello granata, Urbano Cairo, sono tra i più contrari. «È finito il tempo di servi della gleba, vassalli e valvassori» , ha detto proprio Lotito. Agnelli, presente nel ruolo di presidente dell’Eca, ha cercato di rassicurare i più deboli: «Non è nostro interesse penalizzare i piccoli club. Sentiremo tutti i soggetti coinvolti».
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Ma i dubbi restano. Come spiega “La Repubblica”, le Leghe preferiscono un modello che rafforzi la competitività dei campionati migliorando la distribuzione interna delle risorse economiche in modo da interrompere lunghe strisce di scudetti consecutivi. E chiedono alla Uefa di discutere con loro eventuali modifiche dei format dei tornei nazionali, a partire dalla riduzione delle squadre indispensabile per lasciare spazio all’aumento delle finestre europee. Oggi ne parleranno al presidente Uefa Ceferin. Tra un mese toccherà invece all’Eca svelare i suoi piani nell’assemblea di Malta: la battaglia è appena iniziata.