Il modello Atalanta torna alla ribalta, tra la finale di Coppa Italia e la rincorsa ad una storica Champions League. Un modello fatto di giovani e di settore giovanile, con un occhio di riguardo però anche al bilancio.
Il vivaio, infatti, non serve solo da un punto di vista tecnico. Creare giocatori e saperli vendere bene resta un elemento importante, se non fondamentale, per far quadrare i conti. Motivo per cui spesso da Bergamo i giovani partono verso le big: negli ultimi anni gli esempi non sono mancati.
ATALANTA, LE PLUSVALENZE DAL VIVAIO | |||
Calciatore | Ceduto a | Plusvalenze | Bilancio |
Gagliardini | Inter | 20.400.217 | 2018 |
Conti | Milan | 20.376.893 | 2017 |
Caldara | Juventus | 14.872.787 | 2017 |
Bastoni | Inter | 10.599.999 | 2017 |
Gabbiadini | Juventus | 8.500.000 | 2012 |
Grassi | Napoli | 8.000.000 | 2016 |
Montolivo | Fiorentina | 7.000.000 | 2006 |
Bonaventura | Milan | 4.898.810 | 2014 |
Baselli | Torino | 4.865.300 | 2015 |
Padoin | Juventus | 3.810.860 | 2012 |
Gagliardini, Conti e Caldara sono solo gli ultimi tre di una lunga lista di giovani del settore giovanile nerazzurro che hanno permesso incassi importanti alla società. Merito anche di una società che investe, eccome, nel vivaio. Negli ultimi 10 anni, infatti, i tre talenti sono quelli che hanno permesso plusvalenze più sostanziose all’Atalanta, ma la lista comunque resta lunga, da Gabbiadini a Montolivo passando per Grassi e Bonaventura.
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D’altronde, soprattutto in Italia, come dicevamo per una società media le plusvalenze restano uno dei core business. E l’Atalanta sembra rispettare questa “legge”: dal 1999/2000 (concisa con la penultima promozione in Serie A) in poi, le plusvalenze hanno avuto un impatto di poco meno del 30%, raggiungendo complessivamente quota 326 milioni su un fatturato totale di 1,150 miliardi di euro.
Con una media di 16,3 milioni di plusvalenze su 57,5 milioni di fatturato, si va da un minimo del 7% (nel bilancio 2011) ad un massimo del 56% (nel bilancio 2002), con il 15,5% nell’ultimo esercizio, chiuso il 31 dicembre 2018. In cui, tuttavia, il mercato è stato fondamentale, pur con un calo delle plusvalenze.
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A spingere verso l’alto i ricavi della società bergamasca negli ultimi anni è stato infatti il mercato in generale: non solo il vivaio, ma anche giovani di prospettiva come Kessie e Cristante, ragazzi lanciati o rilanciati pur non avendo giocato nel settore giovanile nerazzurro. Anche se il record dalle cessione arriva proprio da un giovane cresciuto in società come Bastoni, la cui cessione all’Inter ha portato una plusvalenza da 10,59 milioni e ulteriori ricavi per 20 milioni tra premi di valorizzazione e per la risoluzione anticipata del prestito.
LE CESSIONI A BILANCIO | ||
Calciatore | Ceduto a | Ricavi totali |
Bastoni | Inter | 30.599.999 |
Kessie | Milan | 29.500.000 |
Gagliardini | Inter | 27.900.217 |
Conti | Milan | 22.876.893 |
Caldara | Juventus | 18.872.787 |
Cristante | Roma | 15.000.000 |
De Roon | Middlesbrough | 10.270.833 |
Gabbiadini | Juventus | 8.500.000 |
Grassi | Napoli | 8.000.000 |
Montolivo | Fiorentina | 7.000.000 |
I ricavi dal player trading hanno così un impatto leggermente maggiore rispetto alle sole plusvalenze, ovviamente: sempre dal 1999/2000, infatti, hanno portato nelle casse bergamasche 397 milioni su 1,150 miliardi di fatturato, con una incidenza del 34,5%.
Ricavi che quindi dipendono in larga parte dal mercato (nelle ultime due stagioni 133 milioni dalle cessioni su 303 milioni di fatturato, con un impatto del 43,5%), ma che hanno permesso allo stesso tempo di far crescere una società che ha chiuso gli ultimi tre esercizi con utili per 50 milioni di euro e che, anche attraverso la costruzione del nuovo stadio (i cui lavori inizieranno nei prossimi giorni), punta a rimanere ai piani nobili della Serie A.