Gli avvocati del patron della Sampdoria, Massimo Ferrero, e delle altre cinque persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Roma denominata «Fuorigioco» hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame chiedendo il dissequestro dei beni per complessivi 2,6 milioni di euro.
Tali beni, oltre che al numero uno del club blucerchiato, fanno riferimento alla compagna di Ferrero, Manuela Ramunni, alla figlia Vanessa, al nipote Giorgio e a due manager estranei alla famiglia.
Secondo le indagini svolte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, i sei indagati avrebbero fra l’altro distratto 1,2 milioni dalla cessione di Obiang al West Ham nell’estate 2015, disponendo altresì un sequestro cautelativo di ulteriori 200 mila euro dalle casse della società di Corte Lambruschini.
Ferrero (chiamato a rispondere fra le varie ipotesi di reato per truffa e riciclaggio) ha dunque deciso di impugnare il provvedimento, con una richiesta scritta che, per legge, va presentata entro dieci giorni «dall’esecuzione o notificazione del provvedimento», e non necessita di motivi al suo sostegno.
La Sampdoria, tuttavia, è assolutamente serena in merito a una vicenda che non avrà comunque riflessi sull’ordinaria gestione del club, la cui liquidità è tale da non giustificare alcuna difficoltà in tal senso.
Il bilancio 2016 si era infatti chiuso con un attivo di 3,2 milioni, che nell’anno successivo era addirittura salito a 9,2. Una cifra di complessivi 12,4 milioni che è stata interamente patrimonializzata e reimmessa nella gestione del club, senza che fosse prevista la distribuzione di alcun dividendo in nessuna delle due annualità, a tutto vantaggio della gestione operativa.
L’avvocato Antonio Romei, storico braccio destro di Ferrero, è stato chiaro: «La Samp va avanti. E non avrà alcuna ripercussione da questa vicenda».