Cristiano Ronaldo è partito in direzione Serie A? Nessuna preoccupazione, la Liga continua a crescere e punta la Premier League. E, per farlo, ha sviluppato un piano a livello inetrnazionale per raggiungere tutto il mondo.
“It’s not football, it’s La Liga”: questo il motto della lega spagnola per il piano di sviluppo. Un progetto che ha portato all’apertura 12 uffici principali in giro per il mondo: Madrid (quello centrale), Barcellona (specializzato nei prodotti audiovisivi), Bruxelles (per l’attività di lobby a livello Ue), New York, Città del Messico, Johannesburg, Lagos, Dubai, Nuova Delhi, Singapore, Pechino e Shanghai. Oltre a 44 sedi più piccole sparse nel mondo, tra cui quella di Milano. Un team di 70 persone che si occupano escluisvamente della Liga a livello internazionale.
«Abbiamo un margine di crescita pazzesco», spiega il delegato della Liga per l’Italia Juan Vicente Marin, come riporta la Gazzetta dello Sport. «Abbiamo un approccio globale e locale – prosegue Marin -. Nei mercati maturi, in cui il tifoso sa tutto di calcio, come in Europa, si lavora in maniera diversa rispetto all’Africa, dove mandiamo allenatori per tenere dei clinic».
Il post CR7, a livello di marketing, è rappresentato dal solito Leo Messi ma anche da Luka Modric, Sergio Ramos e Antoine Griezmann. Obiettivo raggiungere più tifosi possibili e chi meglio dei grandi campioni può farlo? La Liga punta così a crescere in territori come Brasile, Messico, India e Indonesia, Paese con più tifosi della Liga dopo la Spagna, oltre ovviamente a Cina e Stati Uniti. Compito difficile in Asia, dove la Premier League ha un maggior radicamento, ma la sfida al campionato inglese da parte della lega spagnolo sarà globale.
La Liga arriva infatti in tv in 182 paesi attraverso 85 emitttenti. Con risultati economici di un certo livello, considerando che nel ciclo 2019/24 i diritti tv esteri avranno un valore di 897 milioni di euro annui. Numeri che porteranno ad un’ulteriore crescita per i club, i quali negli ultimi anni hanno visto un deciso miglioramento dei conti, grazie soprattutto alla centralizzazione dei diritti televisivi. I debiti verso il fisco iberico, infatti, nel 2013 avevano raggiunto i 650 milioni: cifra che nel 2020 è prevista calare fino a solo 50 milioni.