Una penalizzazione di 15 punti nei confronti del Chievo da scontare nella stagione in corso: è la richiesta avanzata dalla Procura federale della Figc nel processo bis davanti al Tribunale federale nazionale presieduto da Cesare Mastrocola, per la vicenda delle presunte plusvalenze fittizie. Per Luca Campedelli la richiesta è di 36 mesi di inibizione.
Le richieste sono le stesse formulate nel primo processo, annullato per improcedibilità, con la sola differenza che la penalizzazione in quel caso era da scontare nella stagione precedente con la conseguente retrocessione in Serie B. Ribadita anche la richiesta di 36 mesi di inibizione nei confronti del presidente del club veneto, Luca Campedelli. Per Samuele Mariotti e Guido Albini, dirigenti del Cesena coinvolto nel caso prima del fallimento, sono stati chiesti 16 mesi di inibizione.
Chievo, i giorni del giudizio: domani l’udienza sul caso plusvalenze
“Abbiamo posto le nostre ragioni anticipate con una memoria molto documentata – le parole dell’avvocato del Chievo, Marco De Luca – facendo presente che le contestazioni della Procura federale sono totalmente infondate. Per i calcoli e per i valori dei giocatori, la Procura federale fa riferimento a certi siti internet e valori che sono decisamente sbagliati per tutte le transazioni negli ultimi anni. Non vedo perché le abbia potute prendere a riferimento. Valori per ragazzi sotto i 15-16 anni sono valori soggettivi, non oggettivi”.
Facendo riferimento alla Covisoc, il legale clivense ha osservato che la Commissione “entra sempre nel merito e anche quest’anno ha ammesso al campionato il Chievo ritenendo assolutamente regolare la sua posizione a bilancio e gestionale. Più alte sono le richieste e più infondate le ragioni che si portano, questo per fare pressione sui giudici”.
Entrando nel dettaglio del dibattimento, il Chievo ha chiesto l’improcedibilità del processo per un difetto di forma: “Qui c’è un dato di fondo – ha osservato De Luca – che il deferimento non è firmato dal Procuratore federale. Questo è un punto fondamentale sul quale avremo le nostre ragioni in questo processo, altrimenti in sede di appello. Il deferimento è firmato da aggiunti, che non sono titolati secondo il Codice di giustizia sportiva a firmare i deferimenti a meno che ci sia un caso di impedimento. Oggi ci hanno detto che l’impedimento c’è perché era in ferie, il Procuratore era al mare…”. Presente tra i cronisti anche un inviato di Striscia la Notizia, al quale l’avvocato De Luca si è rivolto così: “Non è mica colpa mia se questa è la giustizia sportiva. Ma glielo diamo un bel tapiro alla Procura?”.