Squinzi: «Le proprietà estere dei club? Preferirei una maggiore presenza italiana»

Il patron del Sassuolo e amministratore unico del gruppo Mapei prende posizione a favore di una maggiore presenza dei gruppi italiani nella proprietà dei club di Serie A.

In un’intervista pubblicata…

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Il patron del Sassuolo e amministratore unico del gruppo Mapei prende posizione a favore di una maggiore presenza dei gruppi italiani nella proprietà dei club di Serie A.

In un’intervista pubblicata su QN Economia & Lavoro, l’inserto economico del Giorno-Carlino-Nazione, pubblicata all’indomani della sconfitta casalinga dei neroverdi nel derby emiliano con il Bologna (la cui proprietà fa capo al canadese Joey Saputo), l’ex presidente di Confindustria dice la sua sugli investimenti effettuati da gruppi stranieri e in particolare dai cinesi nel calcio italiano.

«Pur essendo i capitali a farla da padrone», ha affermato Squinzi, «penso che il calcio italiano dovrebbe avere una componente italiana maggiore sia in termini di giocatori che di proprietà».

Nell’intervista a QN Economia & Lavoro, il numero uno del gruppo Mapei (quasi 2 miliardi e mezzo di euro di fatturato, 10mila dipendenti, 73 stabilimenti produttivi e 81 consociate) ha ricordato le ragioni che hanno l’azienda, fondata da nel 1937 dal padre Rodolfo, ha investire nello sport, prima nel ciclismo e ora nel calcio.

«Lo sport lo abbiamo utilizzato come strumento per migliorare la conoscenza del marchio Mapei a livello globale», ha sottolineato Squinzi. «In questo senso la squadra di ciclismo ci ha dato una grande apertura. Oggi con il Sassuolo stiamo avendo risultati importanti in Italia senza fare follie».

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Squinzi ha inoltre parlato del futuro del suo gruppo. «Mapei è un’azienda a gestione mista: familiare e manageriale insieme. Il mio sogno è che la gestione del gruppo rimanga nelle mani della mia famiglia e che i risultati siano brillanti come oggi».

Niente borsa o apertura del capitale a terzi dunque. «Non ho mai pensato di cambiare struttura finanziaria. Da quando Mapei è nata, abbiamo sempre reinvestito gli utili nel gruppo per poter crescere. E finora questa strategia ha premiato. Mi auguro che in futuro il gruppo possa continuare su questa strada senza dover fare entrare i fondi nel capitale sociale o sbarcare in Borsa», ha concluso Squinzi.

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