Volge al termine una stagione molto importante nel progetto “Lega Pro” della presidenza Gravina. In particolare nell’ambito infrastrutture/stadi si sta per arrivare a un momento di svolta obbligata, definito dalle norme programmatiche approvate a inizio 2017.
La situazione attuale della Lega Pro è, ovviamente, piuttosto eterogenea, sia in fatto di capienza degli impianti, sia per quanto riguarda il seguito e l’affluenza di pubblico. La presenza di “nobili decadute” del calcio italiano ha contribuito a trainare l’interesse verso quello che è stato definito, giustamente, il Campionato dei Comuni d’Italia, ma è ora fondamentale un cambio di passo nell’approccio alla gestione e all’utilizzo dell’edificio-stadio.
A differenza dei grandi palcoscenici (vedi Serie A) dove le variabili sono molteplici e le situazioni specifiche meno semplici da modificare, la Lega Pro conta di un panorama impiantistico sul quale è senz’altro più semplice intervenire, considerando che si parla di stadi con capienze relativamente basse.
A parte alcuni casi speciali (stadi superiori ai 20-25.000 posti, v. es. Parma, Messina, Lecce, Catania, Bergamo ecc) il grosso degli impianti ha una capienza ridotta: 37 stadi sui 60 totali del campionato hanno meno di 10.000 posti e, in particolare, 20 di questi sono sotto i 5.000.
È evidente, quindi, che in presenza di strutture relativamente piccole – ma così diffuse all’interno del campionato, tanto da rappresentare 2/3 degli stadi del torneo – sia assolutamente plausibile il programma di interventi di miglioramento voluti dalla presidenza Gravina.
Non è pensabile adottare ipotetici “modelli” esteri, data l’unicità del campionato e le grandi differenze di affluenza tifosi registrate dai diversi Club. Il quasi 60% di indice riempimento della Virtus Francavilla (a fronte di un impianto da 2.500 posti) non può essere paragonato alla media spettatori dell’Akragas, che è uguale nel numero singolo ma risulta in un riempimento molto basso, vista la capienza da 12.000 dello Stadio Esseneto.
Un esempio, questo, che chiarisce come si debba invece intervenire con misure trasversali, che puntano innanzitutto al comfort degli spettatori e all’implementazione dei servizi negli stadi.
Progettare un “nuovo stadio” per una qualsiasi squadra di categoria, rischia di essere un salto nel vuoto pericoloso, mentre adeguarsi nell’arco di tre stagioni ad alcune misure ben definite è la scelta migliore, che rientra nell’ottica di un piano organizzato in modo puntuale, guardando alla specificità del torneo.
Sarà fondamentale, in questo, la futura “mappatura” degli impianti voluta dalla lega, che permetterà di stilare una serie di criticità specifiche per ogni situazione. In questo modo, invece che applicare un “modello” a pacchetto chiuso, si potranno decidere interventi mirati che puntano a uniformare la situazione strutturale delle squadre della Lega.
Dal punto di vista dei tifosi, la decisione di ridurre a 1.500 posti – dalla stagione 2017/18 – la capienza minima indispensabile per l’iscrizione al campionato è un dettaglio non trascurabile. A questo va ad aggiungersi l’obbligo di un settore per tifosi diversamente abili entro la stagione 2018/19 e, ancor più importante, l’obbligo di posti a sedere almeno nelle due tribune centrali (sui lati lunghi del campo) e il divieto di utilizzo di tribune temporanee, entro la stagione 2019/20.
Proprio quest’ultimo dettaglio, seppur dilatato su tre anni, permetterà ai Club di adeguarsi con tempistiche ragionevoli – ma con un obiettivo ben chiaro in mente – modificando il proprio stadio e migliorandolo gioco-forza, evitando situazioni in cui la soluzione “temporanea” spesso diventa definitiva. Ancor di più risulterà favorevole per le squadre neopromosse in Lega Pro, che potranno ottemperare alle richieste del torneo senza rischiare di compromettere in modo irrimediabile le casse del Club.
Inoltre, sempre per quanto riguarda il rapporto stadio-tifosi, le prime iniziative di contenimento dei prezzi del biglietto (come riportato nei giorni scorsi anche da calcioefinanza.it), dimostrano come le squadre di Lega Pro stiano riuscendo a coinvolgere i propri tifosi in modo diretto e positivo. Risultato, questo, di una guida virtuosa con proposte mirate, che arriva direttamente dalla presidenza di lega, anche su argomenti per i quali, ad altre latitudini ben più blasonate (come in Premier League), il dibattito è invece ancora in divenire.