Diritti tv Serie A, ecco come sono strutturati i pacchetti

La Lega di Serie A ha pubblicato il bando per l’assegnazione dei diritti televisivi del massimo campionato italiano nel triennio 2018-2021: sommando il prezzo minimo di tutti i pacchetti emerge come…

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La Lega di Serie A ha pubblicato il bando per l’assegnazione dei diritti televisivi del massimo campionato italiano nel triennio 2018-2021: sommando il prezzo minimo di tutti i pacchetti emerge come la Serie A punti a incassare almeno un miliardo di euro a stagione solo dalla cessione dei diritti televisivi domestici. Nessun broadcaster televisivo, poi, potrà dire di avere i diritti di “tutta la Serie A” aggiudicandosi un solo pacchetto, ma ad un tifoso basterà di certo un solo abbonamento per seguire la squadra del cuore, sia in casa sia in trasferta. Il bando segue la doppia direttrice, per prodotto (pacchetto D) e per piattaforma (tutte le altre quattro offerte).

I pacchetti messi a punto dalla Lega e da Infront sono infatti 5: satellite, digitale terreste, internet 1, internet 2 più un ultimo pacchetto D che si rivolge a tutte le piattaforme mettendo in gioco il prodotto ‘calcio italiano’. In Serie A si giocano ogni anno 380 partite – 38 giornate per 10 match – e nessun pacchetto prevede la totalità delle partite trasmesse.

Pacchetti diritti tv Serie A, le 5 offerte e come cambia il calendario

Partiamo dal Pacchetto D: 324 partite all’anno al costo di 400 milioni di euro a stagione. Può presentare un’offerta chiunque, è un pacchetto che mette a disposizione un prodotto e si rivolge a tutte piattaforme esistenti in commercio – dal satellite alle OTT: 132 eventi, spiega la Lega, non formano oggetto dei pacchetti A, B, C1 e C2. Ovvero, sono esclusive.

Pacchetto C1 e Pacchetto C2: sono speculari e si rivolgono sostanzialmente alle tlc e OTT (mentre Tim, secondo quanto riporta l’Ansa, si sarebbe tirata fuori dall’asta). Sono i diritti ‘Internet’ che nell’asta scorsa non sono stati venduti. Antitrust e Agcom avevano chiesto che ci fosse un trattamento paritetico con le altre piattaforme per il web e così è stato. Entrambi i pacchetti costano cento milioni di euro a stagione, come minimo. In ogni pacchetto riservato al web (140 eventi a stagione ciascuno) ci sono quattro delle otto società sportive oggetto del pacchetto A, rivolto al satellite, e del pacchetto B, rivolto al digitale terrestre.

 

Pacchetto B: come accennato, è quello riservato alla piattaforma del digitale terrestre – per intenderci, Mediaset Premium. Costa duecento milioni di euro a stagione, meno rispetto al triennio scorso. Rilevando i diritti del Pacchetto B si ha la possibilità di trasmettere 248 partite di otto squadre del massimo campionato italiano. Le otto squadre sono le stesse del pacchetto A, riservato al mercato satellitare. Vediamolo.

Pacchetto A: mette in palio 248 eventi, come il Pacchetto B, e costa sempre 200 milioni di euro. Come detto è di fatto un pacchetto identico a quello pensato per il digitale terrestre. Centonovantadue eventi del Pacchetto A e del Pacchetto B, tra l’altro, sono condivisi con il Pacchetto D.

Pacchetti diritti tv Serie A, come saranno scelte le squadre

Abbiamo capito che il pacchetto più ricco, sia in termini di incasso per la Lega che per numero di partite trasmesse, è il pacchetto D che consente la trasmissione di 324 match a stagione in cambio di un assegno da 400 milioni di euro. Gli altri pacchetti per le piattaforme tradizionali mettono a disposizione le partite delle stesse otto squadre che non sono presenti nel pacchetto D (che conterà su 12 team). Su Internet finiranno divise in due distinti pacchetti le otto squadre dei pacchetti A e B. Ma come saranno scelte le squadre?

Francesco Totti esulta dopo un gol nel derby di Roma il 21 aprile 2004 / FOTO Andrea Staccioli Insidefoto
Francesco Totti esulta dopo un gol nel derby di Roma il 21 aprile 2004 / FOTO Andrea Staccioli Insidefoto

Facile: in A e B rientrano le prime 4 società italiane per bacino d’utenza – Juventus, Milan, Inter, Napoli – più le tre neopromosse dalla B e l’ultima società per bacino d’utenza tra quelle rimaste in A rispetto alla stagione precedente. I pacchetti riservati al web si spartiscono questo bottino di squadre così: in C1 finiscono prima e quarta per bacino d’utenza – Juve e Napoli – più l’ultima della stagione precedente e la terza neopromossa; in C2 finiscono seconda e terza per bacino d’utenza – Milan e Inter – più la prima e la seconda che arrivano dalla serie Cadetta.

Pacchetti diritti tv Serie A, chi vuole tutto può ottenerlo? 

Nessun pacchetto prevede che un solo broadcaster possa avere tutta la Serie A, ma la Lega non vieta a una emittente di acquistare il Pacchetto D insieme a uno (o più) tra quelli per piattaforma. Se dal punto di vista teorico è semplice, realizzare questo progetto non sarà banale per nessuno: significherebbe partecipare di fatto a due diverse aste, raddoppiando i rischi perché si può vincere da una parte e perdere dall’altra.

Allora, che fare? È probabile che alcune reti ci provino – ad esempio Sky – soprattutto perché i pacchetti A e B non mettono a disposizione in assoluto il meglio del calcio italiano, ma rappresentano un vero spaccato della A: ci saranno squadre che sono forti e seguite – Juve, Inter, Milan e Napoli – insieme a quelle che hanno bacini d’utenza inferiori. E le altre, tipo Roma, Lazio e Fiorentina? Saranno solo nel mega-Pacchetto D.

Il vero problema che dovranno affrontare le emittenti televisive è il costo. Sky ora per trasmettere tutta la Serie A spende 572 milioni di euro all’anno; la base d’asta per i pacchetti che le consentirebbero di mantenere l’assetto attuale è di 600 milioni. Ma come detto bisogna controllare gli avversari: ad esempio una società OTT potrebbe puntare al botto e acquistare il pacchetto D per trasmetterlo online a pagamento; con l’aggiunta dei due C metterebbe proprio tutto il calcio italiano a portata di clic. Insomma, a questo giro il prezzo potrebbe salire parecchio e di certo i manager delle tv dovranno far bene i conti.