Obiettivo Asia, come i grandi club si muovono nel mercato cinese

IL Barcellona è l’ultimo club di calcio europeo in ordine di tempo a pianificare investimenti in Cina sulla base dei piani del presidente Xi Jinping per una rivoluzione calcistica nel…

Inter - Wolfsburg

IL Barcellona è l’ultimo club di calcio europeo in ordine di tempo a pianificare investimenti in Cina sulla base dei piani del presidente Xi Jinping per una rivoluzione calcistica nel paese.

E’ stato aperto un complesso da 4 milioni di euro con una scuola di calcio, un negozio di Barcellona e fan zone sull’isola di Hainan.

Il che riporta alla memoria le parole di Marco Fassone durante la conferenza stampa del closing Milan: “Quando si parla di attività in Cina si pensa come prima cosa alle sponsorizzazioni – le sue parole -, e queste probabilmente ci saranno, ma il mercato cinese va approcciato con un occhio diverso, bisogna far convivere la dimensione commerciale con la dimensione pubblica, è un paese che vuol fare crescere il calcio fin dalle scuole nei confronti dei quale ci deve essere un rapporto dare avere: noi dobbiamo portare competenza calcistica che non hanno“.

Per il Barcellona lo sviluppo in Cina sarà decisivo per centrare l’obiettivo di generare un fatturato di un miliardo di euro entro il 2021, passando da 679 milioni di euro nella stagione 2015/16.

Molte aziende cinesi hanno voluto mettersi in luce mostrando il loro sostegno ai piani calcistici del governo sponsorizzando i club europei e portando gli allenatori europei. Tuttavia, in un paese in cui le linee tra business e politica sono sfocate, rimane difficile per i club europei trovare i partner giusti.

Da qui nascono nuove necessità. Soprattutto in termini di presenza ovvero di presidio del mercato, prima ancora che di partnership.

Gli investitori cinesi hanno speso più di 2 miliardi di dollari per l’acquisto di quote nei club di calcio europei negli ultimi due anni, ma la spesa di spesa è stata rallentata dai controlli sui capitali in uscita intensificati di Pechino.

Ecco allora che Bayern Monaco e Wolfsburg hanno aperto uffici rispettivamente a Shanghai e Pechino, così come già fatto da Real Madrid, Manchester City e Manchester United. I club si rendono conto che hanno bisogno di una presenza fisica in Cina, non solo sulle piattaforme dei social media.

La Juventus, dal canto suo, ha invece puntato su una startup cinese per investire soprattutto nella creazione della fanbase asiatica.

Il lato negativo del mercato, al momento, è che la maggior parte dei consumatori non sono disposti a pagare molto per i contenuti di calcio. La pirateria è ricca di trasmissioni illegali e florido è pure il mercato del merchandising contraffatto.

Ma la presenza crea mercato. Nel caso di Wolfsburg, il 16 per cento dei ricavi del club è già proveniente dall’esterno della Germania, la maggior parte di quella proveniente dalla Cina. Aprendo un ufficio a Pechino, il club spera di espandere questo business. In parte grazie alla sua proprietà di Volokswagen, assai popolare in Cina.

Non a caso il Wolfsburg su Weibo ha follower doppi rispetto a quelli sul suo profilo Twitter tedesco.