«Dalla modifica della legge Melandri le nostre società perdono complessivamente cinque milioni secchi e questo significa far morire il calcio della Lega Pro: non oso immaginare cosa significhi per la serie B». Lo ha affermato il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, in una conferenza stampa al termine dell’assemblea delle società svoltasi oggi a Firenze.
Quello della riforma della mutualità, ha sottolineato il numero uno della Lega Pro, «è un problema serio che affronteremo con le autorità politiche federali per capire come migliorare questo aspetto dei ricavi».
Secondo Gravina, «mentre prima la Legge Melandri esprimeva la sua applicazione nell’ambito di una sorta di risarcimento dei danni derivanti dai diritti audiovisivi delle leghe maggiori a discapito delle leghe minori, attraverso un contributo sul costo gestione», oggi «le società di Lega Pro o di B, dove il problema è maggiormente amplificato, per far ricorso ai contributi della legge Melandri devono presentare dei progetti in Figc che riguardano investimenti, cioè rimettere dei soldi».
Originariamente infatti la Legge Melandri, come evidenziato da Calcio e Finanza nei giorni scorsi, aveva previsto due forme di mutualità “per garantire l’equilibrio competitivo” tra le varie leghe:
La mutualità generale, le cui risorse venivano erogate dalla Fondazione per la Mutualità generale negli sport professionistici a squadre, finalizzata al sostegno degli investimenti per la sicurezza degli impianti sportivi;
La mutualità per le categorie professionistiche inferiori o mutualità CPI, che è stata fin qui utilizzata dalle società di Serie B e Lega Pro per finanziare la gestione corrente (pagare stipendi, tasse e spese varie).
La cifra complessiva che veniva destinata alla Mutualità era pari al 10% dei ricavi da diritti televisivi della Serie A, di cui il 4% riferito alla Mutualità generale e il restante 6% alla Mutualità CPI.
Con le modifiche alla Legge Melandri apportate di recente da Governo e Parlamento la mutualità CPI è stata abolita, mentre è rimasta in vigore solo la Mutualità Generale, cui ora andrà tutto il 10% dei diritti tv della Serie A.
Ora questa mutualità non sarà più distribuita dalla Fondazione per la Mutualità ma direttamente dalla FIGC, secondo finalità simili, se non identiche, a quelle proprie della Fondazione: spese per infrastrutture e lo sviluppo dei settori giovanili.
Se prima ogni società era libera di utilizzarne la parte più sostanziosa della mutualità per la gestione ordinaria del club, le modifiche alla legge hanno reso obbligatorio investire tutti i soldi della Mutualità in questi progetti. Il tutto “previa rendicontazione”, ovverosia le società dovranno prima dimostrare di aver speso quei soldi, che in pratica significa obbligarle ad autofinanziarsi per l’intera stagione.