Juventus, Agnelli deferito. John Elkann: «Andrea resterà alla guida del club»

«Sono certo che la piena disponibilità della Juventus a collaborare con la giustizia farà emergere la totale estraneità della Società agli addebiti mossi». Lo ha affermato John Elkann, presidente di…

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«Sono certo che la piena disponibilità della Juventus a collaborare con la giustizia farà emergere la totale estraneità della Società agli addebiti mossi». Lo ha affermato John Elkann, presidente di Exor, holding della famiglia Agnelli proprietaria della Juventus in merito alla notizia del deferimento da parte della procura federale di Andrea Agnelli e di altri manager del club bianconero, tra cui l’ex direttore commerciale Francesco Calvo.

«Desidero ribadire la mia totale fiducia», ha sottolineato John Elkann, «nell’operato di mio cugino Andrea, che ha guidato la società e il suo gruppo dirigente fino ad oggi, e che continuerà a farlo anche in futuro».

La notizia del deferimento, arrivato nell’ambito del procedimento sui presunti rapporti tra i boss della ‘ndrangheta e la curva (nato sulla base dell’inchiesta della Procura di Torino, che si è conclusa senza conseguenze per il club bianconero), è stata data dallo stesso Andrea Agnelli in un incontro con la stampa e con una lettera pubblicata sul sito ufficiale della Juventus.

Un provvedimento, quello preso dalla Procura della Figc, che Agnelli ha definito «inaccettabile, frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia».

Il testo integrale della lettera del presidente bianconero

Nella giornata odierna, pochi minuti fa, mi è stato notificato un deferimento da parte della Procura Federale.

Tale deferimento riguarda il sottoscritto, il dottor Francesco Calvo, all’epoca nostro dirigente, il signor Alessandro D’Angelo e il signor Stefano Merulla.

Questa società, i suoi dipendenti e il sottoscritto non hanno nulla da nascondere o da temere ed è questo il motivo per cui sono qui oggi davanti a voi, seppur per pochi minuti.

Nei mesi scorsi i dipendenti della Juventus, che godono della mia massima fiducia, hanno collaborato con la Procura della Repubblica di Torino in veste di testimoni, nel quadro di un’indagine riguardante alcuni personaggi legati al mondo della criminalità organizzata.

Questa veste di testimoni è stata sottoposta ad un controllo invasivo e meticoloso, anche con l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, e non è mai mutata. Erano TESTIMONI e sono rimasti TESTIMONI fino alla chiusura delle indagini penali.

Oggi la Procura Federale, anziché limitarsi a contestare eventuali irregolarità nella vendita dei biglietti, emette un deferimento nel quale il mio nome e quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di “collaborazione” con la criminalità organizzata.

Tutto ciò è inaccettabile e frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia.

Vi ricordo che le attività di ordine pubblico e di prevenzione per le partite di calcio vengono svolte in stretta collaborazione con tutte le forze dell’ordine dal personale Juventus.

Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato o sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva.

Tale difesa avverrà nelle sedi opportune, ma vi invito fin da oggi ad approfondire con grande attenzione le tematiche di un’inchiesta che ha visto curiosamente scomparire dalla scena mediatica gli accusati di reati mafiosi, per essere sostituiti da TESTIMONI che hanno l’unica colpa di lavorare in una società molto famosa e sulla bocca di tutti.

Per evidenti motivi non rispondo nel merito del provvedimento oggi davanti a voi, perché penso che sia doveroso farlo davanti alla giustizia sportiva.

Vi invito tuttavia ad essere a vostra volta testimoni e non strumenti per conclusioni pregiudiziali che sarebbero a mio avviso sbagliate e in pieno contrasto con quelle tratte dalla giustizia penale.

Come ho scritto alcuni giorni fa, non ho mai incontrato boss mafiosi. A cadenze regolari come è noto ho incontrato tutte le categorie di tifosi, siano essi Club Doc, Member o gruppi ultras.

E’ sempre stata un’attività fatta alla luce del sole e che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica.

Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all’epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus.

E all’argomento che qualcuno di voi potrebbe opporre, che gli ultras o i loro capi non sono stinchi di santo, io vi dico che condivido ma rispetto le leggi dello stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio e le partite di calcio.

La Juventus, così come ogni altra società calcistica, collabora con lo Stato ed è stata negli anni scorsi indicata come esempio virtuoso, ma non può certamente sostituirsi alle forze dell’ordine.

Penso che fosse doveroso da parte mia presentarmi davanti a voi oggi, così come ho dato la mia disponibilità a presentarmi davanti alla Commissione Antimafia, perché poteste quantomeno sapere direttamente da me quale sia il mio pensiero senza alcuna mediazione.

Da ultimo: so che alcuni di voi si sono esercitati nei giorni scorsi in ipotesi riguardanti il cambio del management della Juventus. Mi dispiace deludervi, ma questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, dal vicepresidente Pavel Nedved, dall’amministratore delegato Giuseppe Marotta e dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo.