Marotta: Sogno il 6° scudetto. La Champions? Non vincerla non sarebbe un fiasco

Una proprietà forte, rappresentata dall’Exor della famiglia Agnelli-Elkann, uno zoccolo duro di giocatori italiani abituati a vincere e un allenatore, come Massimiliano Allegri (e prima di lui Antonio Conte), che…

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Una proprietà forte, rappresentata dall’Exor della famiglia Agnelli-Elkann, uno zoccolo duro di giocatori italiani abituati a vincere e un allenatore, come Massimiliano Allegri (e prima di lui Antonio Conte), che sa essere anche gestore. Sono questi, secondo l’amministratore delegato bianconero Beppe Marotta, i segreti della Juventus, vincitrice degli ultimi cinque scudetti e che sabato, battendo la Roma, ha gettato le basi per conquistare anche il sesto.

Un traguardo, quello rappresentato dal sesto titolo di fila, che «come lo ha definito Agnelli, sarebbe leggendario, storico, unico», ha affermato Marotta ai microfoni di Radio Anch’io Sport su RadioUno.

«Sarebbe veramente una pagina incancellabile e ci sono tutti i presupposti per raggiungere quello che, all’inizio di questo ciclo, era un sogno e che invece si sta trasformando in realtà, speriamo di centrarlo».

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Il sogno Champions

Se il sesto scudetto di fila rappresenta un obiettivo storico il sogno della dirigenza bianconera resta però la Coppa dalla grandi orecchie. Ma non vincere la Champions League, o non arrivare in finale o semifinale, «non deve essere una delusione. In questo ciclo siamo sempre stati competitivi, il ranking ci vede nelle primissime posizioni ed è un obiettivo stimolante che tutti desideriamo raggiungere. Ma ci sono anche gli avversari. Nel campionato, inoltre, i valori assoluti emergono e vince la squadra migliore, nella Champions ci sono invece componenti di imprevedibilità come un sorteggio che ti penalizza, l’arrivare a una partita con giocatori infortunati o in condizioni climatiche avverse e statisticamente arrivano nei primi posti le squadre con il ranking migliore e il fatturato migliore», ha spiegato Marotta.

Il mercato

Sul mercato i bianconeri si sono rinforzati parecchio in estate anche se qualcuno, vedi Pjanic, non è stato ancora all’altezza delle aspettative.

Pjanic «sta avendo e ha avuto delle difficoltà di inserimento ma rientra nella logica di cambiare squadra e ambiente, bisogna avere pazienza, noi lo aspettiamo consapevoli del valore che ha», assicura Marotta, che per gennaio potrebbe regalare qualche rinforzo ad Allegri.

«Witsel è un’opportunità, va in scadenza a giugno e abbiamo avuto dei contatti con lo Zenit per vedere se possiamo anticipare questo acquisto. Nell’attesa di risposte, valutiamo attentamente quello che il mercato può proporci. Anche su Bentancur ci stiamo lavorando, abbiamo un diritto di prelazione che scade ad aprile, il ragazzo sta facendo molto bene nel Boca e credo che lo riscatteremo, non a gennaio ma per la prossima stagione».

Alla Juve sono stati accostati anche Caldara e Gagliardini, «due giocatori molto interessanti, sotto gli occhi di diversi club italiani e stranieri. Noi monitoriamo e cerchiamo di reclutare i giovani migliori in circolazione».

L’importanza del blocco italiano

«Avere uno zoccolo duro di italiani significa avere meno problemi e più facilità di apprendimento dei valori della Juve e del calcio italiano. Una delle componenti vincenti della Juve è il fatto di annoverare parecchi italiani che capiscono cosa significa indossare la maglia bianconera, andare sui campi di provincia e lottare col coltello fra i denti. Ci stiamo attivando per quello e abbiamo gli occhi puntati su diversi giovani».

Poi toccherà ad Allegri fare il resto. «Quando un tecnico vince è un vincente e un ottimo allenatore. Oggi il profilo dell’allenatore moderno deve essere quello di gestore del gruppo, che intrattiene rapporti con i singoli giocatori per dare le giuste motivazioni e creare il giusto dialogo, utilizzandoli al momento opportuno».