Sino-Europe Sports ha versato la seconda caparra da 100 milioni di euro, necessaria a prorogare al 3 marzo il termine ultimo del closing per l’acquisto del Milan, previsto inizialmente per oggi. Come confermano fonti vicine al dossier, il versamento, atteso per ieri, è stato effettuato in mattinata nelle casse di Fininvest, che così ha già incassato oltre un terzo dei 520 milioni di euro pattuiti nel preliminare di compravendita del 5 agosto. Con questo ulteriore versamento arrivano quindi a 200 i milioni versati dalla cordata guidata da Sino Europe Sports per l’acquisto del 99,93% del Milan. Da qui al 3 marzo ne dovranno arrivare altri 320 per completare il passaggio delle quote.
Mentre si attendeva la caparra dei cinesi per la proroga del closing per la cessione del Milan, stamattina è andata in scena l’assemblea dei soci rossoneri a Casa Milan. Convocata un mese fa nell’ottica di firmare oggi il passaggio di proprietà, per via del rinvio della firma l’assemblea non ha deliberato sui punti all’ordine del giorno, come anticipato ieri da Fininvest.
In veste di presidente dell’assemblea l’ad Adriano Galliani (tornerà in ufficio nei prossimi giorni l’altro ad del club, Barbara Berlusconi, che un mese fa ha partorito il terzo figlio) dopo circa mezz’ora ha sospeso la riunione per preparare le risposte alle 10 domande poste da uno dei piccoli azionisti rossoneri, l’avvocato Giuseppe La Scala. L’azionista ha fra l’altro chiesto se fra i potenziali acquirenti ci siano soggetti controllati dallo Stato cinese, se Fininvest si ritiene confidente riguardo le autorizzazioni da parte delle autorità cinesi, se è stato verificato se la cordata di SES abbia già raccolto la cifra necessaria per l’acquisto, e se le clausole che impongono gli investimenti da parte degli acquirenti sono state confermate, oltre ad intervenire sull’eventuale rinuncia dell’azione di responsabilità nei confronti di amministratori e sindaci.
Dopo circa mezz’ora di sospensione, alla ripresa dei lavori Galliani ha chiarito di non poter rispondere alle domande di un piccolo azionista perché “non sono pertinenti né attinenti all’ordine del giorno” e “l’assemblea non è il luogo deputato al dibattuto fra i soci né alla trattazione di argomenti di esclusivo interesse mediatico”. A differenza di quanto sostenuto dall’azionista La Scala, Galliani ha chiarito che il Milan non può essere considerato un ‘terzo beneficiario’ del contratto preliminare siglato da Fininvest ad agosto, che impegnava il consorzio cinese a un rafforzamento patrimoniale e finanziario del club, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di un triennio, di cui 100 milioni da versare al momento del closing. Approvata a maggioranza la delibera di Fininvest di non deliberare sui due punti all’ordine del giorno, l’assemblea è stata sciolta un’ora esatta dopo il suo inizio.
Parole a cui è seguita la reazione dell’avv. La Scala: “Ancora una volta non ci sono le risposte, che non ha voluto dare la società, non ha voluto dare Fininvenst. Non so come si faccia a sostenere ancora una volta che questo closing non interessi al Milan, non interessi ai soci, non interessa ai suoi supporters, perché è una questione di Fininvest. E come si fa a dire che le questioni sollevate hanno soltanto una valenza mediatica? È inveritiero quello che ha affermato Galliani, che la società nulla sa di accordi tra cinesi e Fininvest che riguardano il Milan e la sua patrimonializzazione, perché se andiamo sul sito di Fininvest nella pagina comunicati stampa, c’è il comunicato del 5 agosto che dice esattamente quali sono i contenuti dell’accordo preliminare obbligatorio fra Fininvest e i cinesi nel quale si fa cenno espresso al fatto che gli acquirenti sono obbligati a mettere 350 milioni di euro nel milan in tre anni di cui 100 al closing”.
Closing Milan, spunta anche l’ipotesi di cessione a rate
Intanto, secondo quanto riporta MF, non è detto che i 320 milioni restanti vengano versati in un’unica soluzione. L’ipotesi che circola è quiella di un pagamento a rato anche della cifra restante: una strada decisamente particolare ma non una novità in campo finanziario. Una scelta che nascerebbe dalla stretta in Cina sugli investimenti all’estero e anche dalla difficoltà di reperire gli ultimi partner per concludere l’operazione. Fininvest potrebbe non opporsi, anche perché la cifra varrebbe comunque una plusvalenza a livello di bilancio consolidato, e con i 200 milioni già incassati la holding della famiglia Berlusconi può far fronte alla gestione ordinaria della società rossonera senza dover tirare versare soldi di tasca propria nel club.