L'affare di Ibra, Abate e Jankulovski: case a buon prezzo vendute da una Fondazione

Zlatan Ibrahimovic, Ignazio Abate e Marek Jankulovski sono tra gli acquirenti fortunati di una serie di appartamenti a Brera, il salottino più bello di Milano. I tre, insieme ad altre persone,…

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Zlatan Ibrahimovic, Ignazio Abate e Marek Jankulovski sono tra gli acquirenti fortunati di una serie di appartamenti a Brera, il salottino più bello di Milano. I tre, insieme ad altre persone, sono riusciti a comprare una manciata di anni fa appartanti a prezzi, tra virgolette, stracciati: Ibra ne ha acquistati due a 3.900 e a 4.600 euro a mq., Abate a 5.400 euro, e Jankulovski due a 5.200 e 5.600 euro a mq. Lo scrive il Corriere della Sera che ricostruisce tutta la faccenda.

Il venditore, la Fondazine Opera Pia Castiglioni, “nel 2011-2012 ha venduto un intero palazzo nel centro di Milano a prezzi fuori mercato per difetto”, scrive Luigi Ferrarella nel suo articolo. Un affare che per quasi tutti non avrà alcuna rilevanza penale; l’unico che potrebbe continuare a pensare a tutta la storia è il presidente della Fondazione venditrice, al quale viene contestato dal pm Giovanni Polizzi  l’abuso d’ufficio, scrive il CorSera.

Secondo la ricostruzione, nel 2011 la Fondazione Opera Pia Castiglioni decide di vendere 7 degli 8 piani di via Legnano 10, a due passi da Brera. Ma la vendita, in estrema sintesi, non sarebbe avvenuta a prezzi di mercato che secondo l’Agenzia dell’Entrate sarebbero dovuti essere contenuti nella forchetta tra i 5,5mila euro e i 7,7mila. Secondo quanto risulta al CorSera, infatti, la Procura “rileva che due acquirenti comprarono un ufficio per 1.376 euro a mq.“, altri soggetti a prezzi leggermente più cari, ma sicuramente al di sotto delle stime dell’Agenzia delle Entrate: tra i duemila e 3.900 euro a metro quadro.

Tra loro, come detto, ci sarebbero anche alcuni che vestivano la maglia del Milan, come Ibra, che pagarono qualcosina in più rispetto agli altri, ma sempre meno delle valutazioni dell’Agenzia. “Nulla – sottolinea il CorSera – è rimproverabile agli acquirenti”. La Fondazione si difende e per loro, invece, “«non ci fu svendita», ma «determinazione dei valori su base di una indagine di mercato tra 15 operatori, di una fase negoziata con 5, e di una perizia» che come obiettivo d’incasso additava «8 milioni (a fronte dei 9 offerti da Archimede)», viste anche le «condizioni scadenti» di alcune case”, chiosa il quotidiano di via Solferino.