Qualche giorno fa su CF – calcioefinanza.it (scrivendo del caso della Dacia Arena) vi avevamo parlato di come uno stadio di proprietà non fosse la panacea dei mali che affligono le società di calcio, ma solamente un asset – che se ben sfruttato – può fornire un vantaggio competitivo.
Uno stadio di proprietà rappresenta un investimento per un club e, in quanto tale, va considerato nell’ottica di massimizzazione del profitto derivante da esso (forbice tra ricavi e costi, che siano di costruzione o manutenzione).
Non avrebbe senso dunque costruire uno stadio di proprietà da 80mila posti per poi vederlo pieno per cinque “partite di cartello” all’anno e dover sopportare costi di costruzione e manutenzione per tutto l’impianto per le restanti quattordici gare.
Sarebbe come comprare un appartamento da 400 metri quadri, vivere in due/tre stanze e sfruttare le restanti soltanto nelle “feste comandate”. Sicuramente una sistemazione di prestigio, ma sicuramente inefficiente dal punto di vista costo/opportunità.
In questo senso le dimensioni dello J-Stadium, aspramente criticate da molti perchè non idonee ad accogliere il “pubblico delle grandi occasioni” come a San Siro o all’Olimpico, non sono poi così fuori mercato. Vediamo il perchè.
Nella stagione 2015/2016 nelle 19 partite casalinghe l’Inter si è dimostrata essere la squadra più “seguita” dal proprio pubblico con 865 mila spettatori complessivi. Secondo posto per il Napoli con 736 mila persone accorse al San Paolo durante il corso della stagione e 734 mila invece per la Juventus.
Bianconeri che invece guidano la classifica di “riempimento” dell’impianto: lo J-Stadium è infatti pieno per il 93.2% ad ogni apparizione di Dybala e compagni. Favorita appunto dalla size dello stadio, la Juventus è l’unica squadra italiana a coprire oltre i 2/3 dei seggiolini dello stadio; Napoli (64.3%) e Fiorentina (61.9%) seguono infatti distanziate di oltre 30 punti percentuali. Addirittura sotto il 50% la percentuale di riempimento di San Siro per le partite casalinghe del Milan.
Tabella 1: riepilogo spettatori top 6 squadre Serie A
Prendiamo ora in esame gli scontri diretti che queste squadre hanno giocato nel corso della scorsa stagione. Si passa dai quasi 80 mila spettatori per Inter-Juventus e Inter-Milan ai poco più di 28 mila di Milan-Fiorentina.
Tabella 2: spettatori top 6 squadre Serie A scontri diretti
Sottraendo questi incontri dal computo del calcolo degli spettatori (e anche relativa media e capienza % sul totale), si può notare come l’Inter mantenga la leadership per il totale di persone “portate” allo stadio, ma è in questo caso tallonata a breve distanza dalla Juventus. Scivola invece al terzo posto il Napoli.
Considerando invece la media spettatori, i nerazzurri restano ovviamente in testa alla classifica, ma “perdono” circa 6.5 mila spettatori a partita e sono avvicinati dalla Juventus (38.9 mila contro 38.1 mila spettatori), che invece “perde” solamente 489 tifosi a gara.
Grafico 1: elaborazione spettatori top 6 squadre Serie A senza scontri diretti
A livello di % di posti occupati sulla capienza totale dell’impianto, mentre la Juventus mantiene pressoché inalterate le proprie statistiche (92% contro il 93.2% di prima), le altre squadre crollano in questa speciale classifica con una perdita di diversi punti percentuali (Inter da 56% a 48%, Napoli da 64.3% a 57.1%), segno che lo stadio “viene sfruttato” a pieno solamente nei match di cartello e per il resto delle partite è invece semi-vuoto.
Tabella 3: perdita % di posti occupati
Proviamo ora a tenere conto di tre fattori:
- n° di partite giocate nella stagione
- % di riempimento dello stadio
- prezzo medio dei biglietti
Facilmente ci si accorge di come il numero di partite giocate nel corso di una stagione sia un driver correlato positivamente con i ricavi (le partite europee, soprattutto quelle prestigiose di Champions League, danno un vero e proprio boost ai ricavi da stadio con un guadagno medio di circa 3 milioni a gara).
Il secondo e terzo punto invece sono sia correlati positivamente con il fatturato (stadio mediamente più occupato o biglietti più cari significa chiaramente maggiori ricavi) sia reciprocamente: più uno stadio tende a essere pieno anche nelle partite “non di cartello” più il prezzo medio sarà elevato (legge domanda-offerta); quando invece il load factor (% di riempimento sulla capacità totale dell’impianto) tende a subire una notevole varianza a seconda della partita in programma, si potrà sì esigere un prezzo maggiore della media durante i big-match, ma dovranno fortemente essere svalutati i biglietti durante le altre gare per occupare il più possibile i seggiolini ed avere una “massa superiore” sui cui “spalmare” i costi fissi.
Dal punto di vista economico è importante valutare questa forbice nell’ottica della costruzione di uno stadio di proprietà. Il giusto sizing dello stadio è un elemento fondamentale per massimizzare i profitti e ridurre al minimo eventuali perdite nel caso le cose non andassero per il meglio.
Avere uno stadio oversize comporta sia il problema del “vuoto seggiolini” (inefficienza per capacità insaturata dell’impianto) sia abbassa il costo del biglietto per le partite non “di cartello”, riducendo dunque ancora di più i margini di profitto.
Tuttavia sappiamo, come già accennato precedentemente, che per competere con i “colossi” europei anche “le dimensioni contano”. Non è un caso che, estendendo il ragionamento alle big del continente, tra le 10 squadre con i ricavi da fatturato più alto solamente il Tottenham ha uno stadio di dimensioni inferiori, ma guadagni maggiori, rispetto alla Juventus (la migliore in questa classifica in Italia) mentre gli impianti di Chelsea e Liverpool sono di poco più capienti ma consentono alle due compagini inglesi ricavi molto più elevati.
Altro dato da considerate è il load factor medio: 95,5%. In sostanza quando queste squadre giocano in casa la media di seggiolini vuoti è di 3.734 (su una capienza media di 64.372). Escludendo Barcelona e Real Madrid, che scontano impianti enormi e non sanno “saturarli” come il Borussia Dortmund, questo numero scende a 695 seggiolini: l’1,2% della capienza dell’impianto. E come detto precedentemente, più uno stadio è pieno più direttamente la media spettatori sarà elevata (più paganti) più il prezzo medio potrà alzarsi per la legge della domanda-offerta.
Grafico 2: dimensioni, load factor e fatturato top 10 squadre europee
Occorre dunque ponderare al meglio queste scelte, sempre nell’ottica che il gap da colmare con i best-in-class è notevole. Uno stadio di dimensioni maggiori comporta certamente maggiori introiti, che però vanno ponderati alla luce degli impatti incrociati che questa decisione si “porta dietro” con % di riempimento e prezzo medio del biglietto. Senza dimenticare che uno stadio più grande necessita di maggiori investimenti e costi di manutenzione maggiore.
Distogliere dunque l’attenzione dal core-business, ossia la squadra, per fare all-in sullo stadio potrebbe essere dannoso, in questo momento storico, per le società italiane: come cappello a questo ragionamento, e come esposto nell’articolo sulla Dacia Arena, non dimentichiamo che uno stadio “non si riempie da solo”.
Serve garantire la giusta dose di spettacolo e vittorie, il vero fil rouge dei top 10.