Il Paris Saint Germain pretende di più: vuole rinegoziare il contratto con Nike

Il Paris Saint Germain, legato a Nike dal 2014, sarebbe ormai sempre più deciso a rinegoziare il suo accordo con lo sponsor tecnico americano. Secondo quanto riporta la testata francese…

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Il Paris Saint Germain, legato a Nike dal 2014, sarebbe ormai sempre più deciso a rinegoziare il suo accordo con lo sponsor tecnico americano. Secondo quanto riporta la testata francese Ecofoot.fr, il club transalpino desidererebbe ottenere un contratto più vantaggioso in considerazione di un mutato stato della società e di nuovi valori di mercato.

Da quanto trapela, il brand non avrebbe escluso la possibilità di modificare l’accordo in essere.

La società campione di Francia, infatti, non può fare a meno di paragonare il suo accordo con quanto accade in altre importanti big europee. L’esempio più importante in questo ambito coinvolge certamente il Manchester United, che a partire dalla stagione 2015-2016 guadagna ben 75 milioni di sterline all’anno (l’equivalente di 94 milioni di euro) da Adidas.

Florida è anche la situazione del Barcellona, che sta trattando il suo rapporto con Nike: i blaugrana potrebbero arrivare a incassare addirittura 150 milioni all’anno.

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Il Paris Saint Germain, dal canto suo, non aspira a raggiungere somme così rilevanti, ma è convinto di avere raggiunto uno status così importante da rendere il club meritevole di un contratto migliore. La società della capitale francese guarda con interesse a quanto sta accadendo in casa Chelsea: i Blues, infatti, sarebbero in procinto di stipulare una partnership con Nike valida a partire dalla stagione 2017-2018 del valore di 60 milioni di sterline (75 milioni di euro) all’anno.

In base alle informazioni raccolte da RMC, la richiesta esposta dal Paris Saint Germain al suo sponsor tecnico va dai 35 ai 40 milioni di euro a stagione. La partita è comunque aperta: l’accordo a lungo termine fissato tra le parti lascia aperto ogni esito. I francesi non sembrano comunque intenzionati a mettere pressione al brand facendo leva su possibili proposte da altre aziende “rivali”, in virtù di un rapporto finora positivo, ma non si possono escludere sorprese.