I principi PIMS (Profit Impact of Market Strategy), vero mantra per i business manager di tutto il mondo, affermano che “la quota di mercato è direttamente correlata alla redditività dell’azienda”.
A corollario di questo teorema quindi più quota di mercato un’azienda detiene e più tende a crescere diventando ancora più grande e schiacciando le aziende concorrenti. Inoltre se un’azienda cresce più di quanto sta crescendo il mercato, sottrae proporzionalmente valore alle società concorrenti, rendendo più difficile la loro vita sul mercato.
Muovendo da queste informazioni teoriche è possibile estendere un ragionamento simile anche a quanto sta accadendo nel mondo del calcio, sempre più polarizzato (eccezion fatta, con apposite precisazioni, per la Premier League) verso club di continentale importanza a scapito della competizione nazionale.
Di questo fenomeno sono un esempio la Juventus, che di recente ha soffiato Higuain e Pjanic alle più dirette concorrenti, in Italia così come il PSG in Francia o il Bayern Monaco in Germania. In Spagna il duopolio Barcellona-Real Madrid è stato messo in crisi negli ultimi anni dall’Atletico Madrid, vera e propria rivelazione con le due finali di Champions League perse per un soffio.
Discorso diverso si diceva invece per la Premier League: ma eccezion fatta per il Leicester, negli ultimi 10 anni solamente tre squadre si sono alternate al timone della Premier League: i due Manchester e il Chelsea del patron Roman Abramovich. L’ultimo successo di un club diverso fu nel 2003-2004 con l’affermazione dell’Arsenal degli “invincibili”.
Come si evince dalla tabella sottostante (Tabella 1), ai primi 10 posti troviamo le squadre capaci di vincere gli ultimi cinque campionati nazionali: fanno eccezione, come già accennato, Leicester e Atletico Madrid. Presenti invece in top 10, ma senza aver vinto scudetto alcuno, società come il Liverpool e l’Arsenal che forti di una base solida di ricavi sono meno dipendenti dai risultati sportivi. Interessante notare anche come il neo-retrocesso Newcastle si sia posizionato davanti a squadre come Everton e West Ham, che molto meglio avevano performato sul campo.
Tabella 1: sintesi fatturato (2013-2015) top 20 club Europei
In termini prettamente numerici è evidente come negli ultimi tre anni il fatturato aggregato dei top 20 club Europei sia sensibilmente aumentato: + 1.254 milioni di Euro (crescita del 23% nel periodo).
A godere maggiormente di quest’incremento sono state le prime 10 squadre in classifica (con l’eccezione del Milan, presente nel 2013 ma poi progressivamente retrocesso per effetto della ripetuta mancanza dalla Champions League). Non è un dettaglio, tra l’altro, che proprio le ultime tre Champions League siano state vinte dalle prime due squadre nella classifica del fatturato. Ed anche allargando questo ragionamento ad un arco temporale di 10 anni, si può facilmente notare che l’unica squadra vincitrice e non in top 10 è l’Inter (che però nel 2010 si trovava al 9° posto).
Tra le altre squadre è interessante notare come Atletico Madrid e Roma abbiano sensibilmente aumentato il proprio fatturato negli ultimi esercizi grazie ad un elemento in comune: la Champions League.
La massima competizione continentale è, al momento, ancora l’unica vera leva per incrementare sensibilmente il fatturato in un arco temporale ridotto: l’effetto “finale” 2015, al netto della sconfitta, ha infatti dato una svolta ai conti della Juventus che ha acquisito quel margine (a livello di bilancio) per poter competere con i top club del continente.
Grafico 1: differenza e rapporto fatturato (1-10 posto vs 11-20 posto)
L’effetto polarizzazione è evidente analizzando il grafico soprastante: nel 2013 la differenza di fatturato aggregato tra i primi 10 club e i secondi dieci si attestava a 2.047 milioni di Euro, mentre lo scorso anno era salita a 2.662 (differenza netta di 615 milioni). In termini di rapporto invece le prime 10 squadre del continente valgono 2,38 volte i club che al momento occupano le posizioni dalla 11 alla 20; tre anni fa tale rapporto era di 2,24 volte.
Il trend è netto è chiaro: come indicato dai principi PIMS “chi è grande diventa sempre più grande”, sottraendo spazi alla concorrenza e potendo garantirsi rendite di posizioni tali da giustificare investimenti ingenti (ad esempio Pjanic e Higuain in Serie A, o anche Hummels in Germania) e anche errori (gli ultimi mercati stellari ma fallimentari dei club di Manchester).
Diventa sempre più importante per le squadre che inseguono costruire valore aggiunto attraverso caratteristiche intangibili e difficilmente imitabili dalla concorrenza: ad esempio il gioco frizzante e verticale del Borussia di Klopp che aveva messo a repentaglio la supremazia Bayern in Germania, la forza della unità e del sacrificio dell’Atletico di Simeone o le spiccate doti di gruppo unite alle abilità dei singoli del Leicester di Ranieri.