Olimpiadi, Rio ha già finito i soldi, il flop organizzativo può pesare su Roma 2024

A Rio de Janeiro hanno finito i soldi prima di incominciare le Olimpiadi 2016 e il Cio è pronto a sostenere l’organizzazione brasiliana per evitare che i Giochi si trasformino…

bilancio uefa 2016

A Rio de Janeiro hanno finito i soldi prima di incominciare le Olimpiadi 2016 e il Cio è pronto a sostenere l’organizzazione brasiliana per evitare che i Giochi si trasformino in un flop. La Repubblica oggi in edicola fa il punto su Rio 2016 a tre giorni dall’inaugurazione della competizione sportiva più antica del mondo. Venerdì 5 agosto si partirà, ma la città non gira e il villaggio olimpico ha dei problemi che non erano stati segnalati. Il sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes, ammette: “Il villaggio degli atleti ha problemi che non sono mai stati segnalati. Come mai, visto che facciamo una riunione al giorno? Disattenzione, cattiva gestione? Sì”, riporta Rep.

Al centro ci sono anche problemi legati alla sicurezza, ma più in generale chi è a Rio racconta di trasporti che mal funzionano, infrastrutture che mancano e scarsa capacità operativa. E allora Rio de Janeiro diventa anche un monito per il Cio che il prossimo anno dovrà scegliere la sede per le Olimpiadi 2024, con Roma che vuole correre fino in fondo. Il rischio per l’Italia è che l’organizzazione internazionale dello sport possa decidere di puntare su una scelta più sicura e non affidarsi ad una città che, sebbene diversa da Rio, comunque ha i suoi problemi – e, tra l’altro, conta ormai su una giunta che non sposa con piacere l’idea di organizzare una Olimpiade nella Capitale.

Con avversari del calibro di Parigi e Los Angeles che hanno spedito i loro sindaci in Brasile, il possibile flop organizzativo del 2016 può far pendere l’asticella verso una scelta più affidabile. Nel 2020 i Giochi si terranno a Tokyo, in Giappone, e magari dalle parti del Cio vogliono ripetere per il quadriennio successivo la felice esperienza di Londra che mise in piedi un evento sostenibile.

“Il Brasile – ricorda Repubblica – è affondato per conto suo: recessione, inflazione, disoccupazione (11,2%), impeachment (per due presidenti Lula e Roussef), corruzione (hanno imputazioni 298 dei 513 deputati e 48 degli 81 senatori), divisione politiche”. In Italia è diverso; ma a Lima, probabilmente, non si vorrà rischiare più.