Intervista Andrea Agnelli a Sky – «Per noi, per le società italiane, competere a livello internazionale è più difficile, non solo esclusivamente per un principio di fatturato, ma è proprio sui modelli che abbiamo e, quindi, sulla visione che abbiamo di poter programmare nel medio-lungo periodo, anno su anno». Così il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha risposto, in un’intervista a Sky Sport alla domanda su come la Juventus può riuscire a competere con squadre come Barcellona e Real Madrid che hanno fatturati ben più importanti di quello bianconero.
«Quando io penso al Barcellona, nella sua storia ha avuto alti e bassi», ha aggiunto Agnelli, «ma la vera squadra di Spagna è il Real Madrid, in Inghilterra il Manchester United. E prendiamo il Chelsea che, invece, con Abramovich negli ultimi anni diventa un fenomeno globale al pari del Barcellona. Hanno sfruttato magnificamente gli ultimi 10-15 anni, che sono quelli che con un semplice clic ti permettono di essere in tutte le case mondo. Questo non fa altro che aumentare le possibilità di andare a monetizzare su una pluralità di attività che passano dal merchandising agli abbonamenti digitali e non sono solo ed esclusivamente il famoso botteghino o la pay per view, quindi, l’abbonamento a casa delle televisioni».
Alla Juventus non conviene mantenere questo status quo, visto che continua a vincere? «Personalmente sono per innovare e per crescere», ha risposto il numero uno bianconero, «In questo momento, vedo enormi margini di miglioramento, sia a livello di gestione della Lega che a livello delle Federazione, ma anche a livello europeo. Quindi, questi interventi, se uno riesce a portarli avanti, io lo farò sempre con grande piacere, perché sono nell’interesse del sistema, ma anche della Juventus. Cioè, più cresce il calcio, più cresce la Juventus».
Quale è la via italiana alla competitività? «Nell’ultimo Consiglio di Lega abbiamo discusso per un’ora e abbiamo introdotto la data del Boxing Day di Santo Stefano per il campionato 2017/2018, cioè tra due anni. Secondo me bisogna fare anche il 30 o l’1, poi scegliamo se è meglio giocare il 30 o il 1° gennaio, poco importa. In quel momento abbiamo le festività, gli stadi, anche se obsoleti, sarebbero pieni, la gente a casa guarderebbe le partite. C’abbiamo messo un’ora o due nel secondo consiglio per deliberare di giocare una data sola tra due anni. In quel contesto mi sono sentito dire che sono abituato a innovare, mentre noi dobbiamo proteggere. Ecco, dobbiamo eliminare questo principio, perché in questo momento abbiamo poco da proteggere e cercare di innovare».
Altre società italiane potrebbero ricevere capitali dalla Cina. L’Italia, però, non sembra essere il Paese per eccellenza nel quale si fanno affari. «Uno opera nel contesto e noi abbiamo delle limitazioni che sono normative di regolamenti. La nostra sede è a Torino, giochiamo nel Campionato Italiano, non possiamo pensare di andare a giocare in un altro Campionato. Quindi, non abbiamo una vera e propria libertà di scelta, noi sappiamo che in questo contesto, in questo mercato, dobbiamo operare, dobbiamo porci degli obiettivi che siano raggiungibili. Questo è stato fatto dal primo anno della mia gestione. Non voglio scomodare le gestioni precedenti, dove abbiamo grandissimi esempi molto virtuosi e anche un po’ meno virtuosi. Quando penso agli ultimi sei anni, quelli che sono stati approvati triennali sono sempre stati rispettati. Quindi, uno deve porsi degli obiettivi che siano raggiungibili per la realtà in cui opera. La vera domanda è come fare a non perdere ulteriore terreno dalle grandi realtà europee. Questa diventerà una sfida estremamente importante nei prossimi 3/5 anni».
Se vincete il sesto scudetto consecutivo, un po’ il livello generale del nostro Campionato all’estero s’impoverisce, perché vince sempre la stessa. Avete fatto questo tipo di considerazione? «Uno valuta quello che succede, uno guarda le principali cinque leghe europee, abbiamo da un lato quattro anni consecutivi il Bayern Monaco, quattro anni consecutivi il Paris Saint-Germain e in Spagna abbiamo sostanzialmente un duopolio in cui in ogni periodo s’inserisce l’Atletico Madrid. Da questo punto di vista, credo sia normale che chiunque gestisca una società abbia l’ambizione di vincere. E noi dobbiamo averla. Chi sta alla Juventus deve solo pensare a una cosa: vincere. Le valutazioni sul campionato, è valido o non è valido, sono altre, che noi lasciamo agli opinionisti».
State pensando di comprare una squadra all’estero? Non è una cosa che si fa molto spesso da parte di imprenditori italiani. «Questi sono esempi, altri imprenditori italiani ne avevano tre, ne hanno ceduta una, sono delle possibilità che esistono, ma sono delle possibilità che possono essere utili e strumentali per andare ad avere un’armonizzazione con altre realtà competitive. Questo deve essere uno dei pilastri anche di quello che deve essere il calcio europeo negli anni a venire, il fatto di avere extra-comunitari in rosa, in alcuni Paesi c’è libertà totale, in altri è contingentato, così come finestre di mercato aperte più a lungo o meno a lungo in altri Paesi. Quindi, sono delle possibilità che vanno valutate. Da che sono arrivate, le stiamo valutando ma, al momento, non sono all’ordine del giorno».