Flamini imprenditore biochimico – L’uomo impresa che non ti aspetti, quello che toglie gli scarpini con i tacchetti, si annoda la cravatta ed entra in azienda. Mathieu Flamini, da otto anni, nasconde (più o meno) un segreto: è il co-fondatore della GFBiochemicals, una società che produce su vasta scala acido levulinico, una molecola che – secondo il dipartimento Energia statunitense – può rendere il mondo “più verde”. Il centrocampista dell’Arsenal, ex Milan, ha raccontato la sua storia alla BBC. Per anni Flamini ha tenuto il ‘segreto’ per sé, anche se qualcosa era filtrata in passato.
La molecola “può aiutare a diminuire le emissioni di monissido di carbonio – ha spiegato Flamini – È un acido che ha un enorme potenziale perché reagisce esattamente come il petrolio e, quindi, lo può sostituire“, ad esempio nella produzione della plastica. Sono stati necessari molti anni e parecchi fondi per completare la ricerca e testare a livello scientifico i risultati: il mercato potenziale sfiora i 30 miliardi di euro e, anche se l’affare potrebbe rendere Flamini molto ricco, il calciatore francese assicura che è stato spinto da altro. “Il cambiamento climatico – ha detto alla televisione britannica – è uno dei grandi problemi del nostro tempo”.
Milano è la città dove un po’ tutto è nato. Nel 2008, quando militava in rossonero, Flamini ha incontrato quello che è poi diventato il suo socio in affari, Pasquale Granata. “All’epoca – ha spiegato il centrocampista – Pasquale si interessava già ad ambiente e cambiamenti climatici e voleva fare qualcosa. Abbiamo parlato con alcuni scienziati” e si è deciso di investire. Al loro fianco un team made in Italy dell’Università di Pisa. “Sono molto fortunato perché posso contare su un grande gruppo” e ci sono tutte le potenzialità per fare della GFB “una grande azienda chimica”. Flamini, 32 anni compiuti, però precisa: “Voglio essere chiaro, la mia priorità è ancora il calcio. Ma come si può immaginare, un calciatore ha anche altri interessi e il mio è la bio-economy”.