Inchiesta diritti tv, si indaga su possibili fughe di capitali all'estero

Inchiesta diritti tv fuga capitali all’estero – Calcio e diritti tv, ma non solo. La Procura di Milano da meno di un anno indaga su diversi fronti: quello della turbativa d’asta…

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Inchiesta diritti tv fuga capitali all’estero – Calcio e diritti tv, ma non solo. La Procura di Milano da meno di un anno indaga su diversi fronti: quello della turbativa d’asta per la spartizione dei diritti tv del calcio di Serie A e di Serie B e quello delle false comunicazioni all’organo di vigilanza (Covisoc, ndr). Nel calderone sono finiti già tre presidenti di squadre di calcio, oltre a Marco Bogarelli presidente di Infront, la società che questi diritti li gestisce. Lo rivela oggi il Fatto Quotidiano che torna sull’indagine rivelandone un retroscena.

Pare che l’inchiesta abbia preso una direzione più robusta. L’obiettivo sono i soldi. E così recentemente due perquisizioni della Guardia di finanza hanno gettato un po’ più di luce su un quadro ancora troppo oscuro.

Per capire, bisogna tornare a due episodi avvenuti alla fine del 2015. A ottobre viene arrestato il fiscalista Andrea Baroni. Nel mirino il lavoro della succursale svizzera (Lugano) della londinese Tax & Finance Ltd. “Baroni –si legge nel capo d’imputazione – costituisce società collocate in paesi esteri (…) assicura il deposito del denaro proveniente da delitti presso banche situate in Svizzera intestate a strutture anonime collocate in paesi offshore”.

L’indagine parte da un plico anonimo spedito in procura. Sono centinaia di pagine di nomi di persone, anche molto note, che hanno portato soldi all’estero grazie a Baroni e non solo. Tra i clienti c’è anche la Infront di Bogarelli. Le intercettazioni ridisegnano lo scenario dei diritti tv truccati.

A dicembre, poi, anche su richiesta dei pm, Bogarelli fa la voluntary disclosure. Tradotto: autodenunciare al Fisco i propri capitali detenuti all’estero per poterli regolarizzare. Uno dei punti chiave d el l’indagine sono, infatti, i soldi movimentati all’estero.

Da Bogarelli ma non solo. A gennaio scorso, ecco la prima perquisizione: i finanzieri si presentano in via Deruta 20 a Milano, dove ha sede Infront, ma anche la Deruta 20 srl. Stesso indirizzo, stesso management, ma società differenti. Vengono sequestrati diversi documenti.

Tra questi, si legge nel decreto, “tutta la documentazione – contratti, fatture, pagamenti – riguardanti i rapporti con le seguenti società di calcio”. L’elenco inedito conta ben quaranta club tra serie A, B e lega Pro. Ci sono i big come Inter, Milan, Juventus, Napoli. Ma c’è anche il calcio Monza o la Reggina calcio. Al netto dei club coinvolti, ma per altri filoni, nessuno della lista risulta indagato.

Ma perchè la Finanza finisce alla Deruta srl? Ecco cosa si legge nel decreto: “Al riguardo è stato rilevato che sono emersi collegamenti diretti tra la Tax & Finance Sa da parte di Deruta 20 srl”. La struttura elvetica è in rapporti anche “con Infront Italy srl” che “è risultata gestire, al di là del territorio nazionale, risorse finanziarie provenienti dalla commissione di delitti in Italia (…)”.

Occultamento avvenuto “attraverso la predisposizione di documenti di natura contrattuale fittizia”. Non è finita. Il 10 marzo scorso la Finanza si presenta presso gli uffici milanesi della Pwc Service srl di via Monte Rosa “depositaria delle scritture contabili di Deruta 20 srl”. In quella giornata, la procura chiede “la documentazione dei rapporti commerciali intercorsi tra Deruta” e sette società. Tra questa c’è la Di. Bi. Technology di David Biancifiori, detto Scarface, l’imprenditore romano che nel giugno scorso è finito in carcere con l’accusa di aver corrotto dirigenti della Rai per ottenere appalti. Biancifiori, poche settimane fa, proprio su questo è stato interrogato dai magistrati milanesi.