Nel calcio esistono diversi detti come goal sbagliato-goal subito, squadra che vince non si cambia, ma nessuno saprebbe meglio descrivere l’andamento delle ultime edizioni della Champions League come “vincere aiuta a vincere”.
Dalla stagione 2010/2011 ad oggi, infatti, le squadre che si sono affacciate ai quarti o alle semifinali della più prestigiosa competizione europea hanno dovuto affrontare sempre tre avversari: Barcelona, Real Madrid e Bayern Monaco.
I tre colossi del calcio europeo hanno avuto come sparring partner prima le corazzate inglesi Manchester United e Chelsea, e poi le rivelazioni Borussia Dortmund, Atletico Madrid e Juventus.
Tabella 1: numerica presenze per squadra quarti-semifinali-finale in Ucl (stagioni 10-11 a 14-15)
Analizzando nel dettaglio le presenze nella fase finale dal 2010/2011 ad oggi (dall’anno post-triplete per intenderci), ci si accorge di come sia più facile ricordarsi le mancate qualificazioni dei tre top team piuttosto che delle imprese di qualche squadra rivelazione (Apoel Nicosia ai quarti nel 2010/2011 o Schalke 04 in semifinale nella stessa edizione).
Il Bayern Monaco non si è qualificato ai quarti solamente una volta: nel 2010/2011 infatti dopo aver vinto per 1-0 nella gara d’andata a Milano contro l’Inter (rete di Mario Gomez), perse 3-2 in casa, lasciando la qualificazione ai nerazzurri di Leonardo.
Da quel momento 4 presenze ai quarti di finale si sono poi tradotte in 4 presenze in semifinale. Il Barcelona invece non arrivò in semifinale solamente quando fu eliminato dall’Atletico del cholo Simeone nella stagione magica dei colchoneros, targata 2013/2014.
Il Real Madrid ha un tasso di conversione “quarti – semifinali” del 100%: 5 presenze e 5 qualificazioni negli ultimi 5 anni. Tuttavia solamente in un’occasione i blancos hanno poi agguantato la finale (e la vittoria): tre infatti le eliminazioni sotto la guida di Mou (Barcelona nel 2010/2011, Bayern Monaco nel 2011/2012 e Borussia Dortmund nel 2012/2013) più l’ultima semifinale persa per il goal di Morata contro la Juventus.
Il circolo virtuoso nel business del calcio può essere riassunto grazie al grafico seguente: a successi sul campo sono correlati un maggior numero di tifosi e seguito che si traducono in risorse incrementali a disposizione dei manager che investono di più per migliorare le prestazioni sportive e così via.
Grafico 1: il circolo virtuoso ricavi-risultati.
Vincere aiuta a vincere non è quindi solamente un detto ricorrente nel mondo nel calcio, ma anche una prerogativa per restare ad alti livelli. Le prime della classe, che hanno saputo fare di questo detto un assioma di business, hanno addirittura sviluppato negli anni una struttura dei ricavi tale per cui il fatturato è legato alle performance sportive, ma non ne è totalmente dipendente.
I ricavi generati dai contratti commerciali e dallo stadio di proprietà incidono per quasi due terzi sui bilanci di Real Madrid e Barcelona, rendendo la gestione sostenibile nel breve periodo anche in assenza di risultati sportivi secondo le attese.
Incrociando quindi i dati di fatturato al netto delle plusvalenze e di utile netto negli ultimi 5 anni, ci si accorge immediatamente di come il quadrante “virtuoso” sia occupato esclusivamente dai tre top team sopra menzionati: fatturato aggregato abbondantemente sopra i 2.000 milioni di Euro e utile aggregato positivo (significa che la gestione di queste squadre di calcio produce ricchezza).
Le uniche squadre che possono tener testa a livello di fatturato sono le inglesi (Arsenal, Chelsea e City), ma se per i gunners ci sono anche utili a fine stagione, blues e citizens invece hanno bruciato ricchezze. Alla luce dei fatturati aggregati sembrano quasi miracolosi i risultati della Juventus (su cui comunque pesano i due anni senza Champions League all’inizio del decennio), ma soprattutto dell’Atletico Madrid che, con un fatturato aggregato pari a quello che gli odiati cugini del Real Madrid realizzano in un solo anno, è arrivato a una manciata di secondi dalla conquista della coppa.
Grafico 2: matrice fatturato aggregato-utile netto aggregato (2010-2015).
Questa supremazia economica si è poi tradotta negli anni in supremazia anche dal punto di vista sportivo: dalla stagione 2010/2011 i tre colossi del calcio europeo hanno incrementato il valore delle proprie rose inserendo calciatori dal profilo e dal valore unici. Ad oggi solamente 15 milioni di Euro dividono Real Madrid dal Barcelona, mentre il Bayern è più staccato (circa 110 milioni più indietro).
Sicuramente questa forbice è destinata ad ampliarsi sempre di più: basti pensare che club dell’importanza di Juventus o Atletico Madrid cedono i propri gioielli, Vidal e Arda Turan, rispettivamente a Bayern Monaco e Barcelona, dove diventano giocatori importanti e non più stelle di prima grandezza.
Tabella 2: valore di mercato delle rose dei principali club europei (fonte: transfermarkt.com).