Sponsor Milan, Barbara a giugno vuol lasciare Infront

Oggi Silvio Berlusconi avrà un quadro concreto sulla trattativa che riguarda la cessione delle quote del Milan. Se non è una stretta finale, poco ci manca. L’incontro che avverrà a…

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Oggi Silvio Berlusconi avrà un quadro concreto sulla trattativa che riguarda la cessione delle quote del Milan. Se non è una stretta finale, poco ci manca. L’incontro che avverrà a Shenzhen tra i dirigenti Fininvest Alessandro Franzosi e Leonardo Brivio con Bee Taechaubol e i suoi advisor servirà per fotografare la fattibilità del progetto messo in piedi dal thailandese con l’entrata in scena di nuovi interlocutori. Lo scrive oggi La Stampa.

Al momento nessuno azzarda previsioni, l’unica certezza è che al Milan serve chiarezza per rilanciare il marchio e per avere una solidità economica diversa da quella attuale.

A questo riguardo va segnalato che a giugno scadrà l’accordo che Galliani aveva siglato nel 2010/11 con Infront.

Barbara Berlusconi, che si occupa della parte commerciale, non sembra intenzionata a proseguire il rapporto e quindi dovrà creare una struttura all’interno del Milan che sostituisca l’azienda di marketing gestita da Bogarelli.

Il minimo annuale garantito da Infront si aggirava sui 30 milioni, cifra difficilmente ripetibile per i risultati che sta conseguendo la squadra ma anche per la crisi che ha investito l’economia.

Al tavolo, oltre ai banchieri cinesi della Citic, ci saranno degli esponenti del colosso dell’e-commerce Alibaba, un dirigente del gigante delle telecomunicazioni Huawei e un altro soggetto che rappresenterà un marchio forte del mondo finanziario. Tutti sarebbero interessati a far parte della cordata o a contribuire all’espansione del marchio Milan in Oriente.

Alibaba da sola? Mr. Bee insiste per fare da collante a tutte le operazioni, come del resto è avvenuto finora, ma da fonti finanziarie è rimbalzata l’indiscrezione che Alibaba Sport sarebbe disposta a iniziare una «due diligence» (a oggi non richiesta) per correre da sola nella trattativa. Quest’ipotesi, se confermata, renderebbe quasi nullo il lavoro svolto finora.

In pratica, Berlusconi sarebbe costretto a rivedere cifre e percentuali (480 milioni in cambio del 48%).