Per Claudio Lotito la prima sconfitta politica è anche l’ultimo k.o. di un 2015 da dimenticare. Ieri a Firenze, nonostante il super lavoro di lobby condotto in prima persona dal presidente di Lazio e Salernitana, la Lega Pro ha eletto a presidente Gabriele Gravina, 31 voti a favore (nel secondo scrutinio) contro i 13 di Raffaele Pagnozzi, ovvero il candidato sostenuto proprio da Lotito e Tavecchio.
Gravina in questi anni è stato il grande oppositore di Mario Macalli. Il suo ruolo nel mondo del calcio oltre che da consigliere federale è legato soprattutto alla grande ascesa a metà anni novanta del piccolo Castel di Sangro, portato fino alla serie B.
Ora – come sottolinea oggi in particolare il Corriere della Sera – il dominio in Federcalcio non è più incontrastato: la Lega Pro vale un 17% in Consiglio federale che, se fosse sommato all’opposizione di Aic e Aiac (30%), metterebbe a rischio l’ordinaria amministrazione, la corsa alla ricandidatura in Figc di Carlo Tavecchio, ma soprattutto le riforme messe nel mirino dal presidente della Lazio.
Gravina, nel suo programma, esclude categoricamente la possibilità di possedere due club in contemporanea («Dà adito ad ingerenze aberranti») e punta a ridimensionare l’impatto della mutualità, il passepartout politico usato da Lotito per aprirsi l’ascesa in Lega Pro.
Ma è solo l’ultima grana di un anno buio che le sconfitte sportive con la Lazio (cioè le finali di Coppa Italia e Supercoppa italiana, più la Champions League sfumata nel preliminare d’agosto contro il Bayer Leverkusen) hanno contribuito a tingere di nero.
Ci sono state la protesta permanente dei tifosi laziali, la contestazione di Salerno, e soprattutto le inchieste aperte dalle varie Procure ordinarie (a partire quella di Milano su Infront per la gestione dei diritti televisivi), un paio di incidenti stradali sulla tratta autostradale Roma-Salerno (più un monte di multe da pagare: 70mila euro), fino all’inghippo diplomatico con il Vaticano sull’utilizzo del logo del Giubileo sulla maglia biancoceleste prima della gara contro la Juve.
Fino all’ultimo segnale di calo di popolarità nell’assemblea di Lega di A, aggiornata al 31 gennaio per il mancato accordo sulla ripartizione dei diritti televisivi. Un anno da dimenticare.