Tutti insieme appassionatamente per spartirsi la torta dei diritti tv, attraverso una finta asta che si rivela essere solo una messa in scena teatrale. Così avrebbero agito Sky, Mediaset, la Lega di Serie A e Infront nell’estate del 2014, quando si è decisa la spartizione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2015-18.
E’ quanto riporta oggi Il Fatto quotidiano, che fa esplicitamente riferimento alle risultanze istruttorie inviate ieri dall’Antitrust alle quattro parti in causa che si ritroveranno il 19 gennaio per l’audizione finale, prima della sentenza che spetterà al collegio presieduto da Giovanni Pitruzzella.
Atti notificati anche a Roma e Sampdoria, costituite in giudizio nel procedimento a difesa dei propri interessi.
In caso di condanna, le multe per violazione dei trattati europei sulla libera concorrenza sarebbero milionarie. L’indagine dell’Ant itrust, condotta insieme alla Guardia di Finanza, nasce dall’intercettazione della famosa telefonata del 28 gennaio 2015 tra Claudio Lotito e il dg dell’Ischia Pino Iodice, in cui il presidente di Lazio e Salernitana si vanta “di avere messo d’accordo Murdoch e Berlusconi (…) portando 1,2 miliardi alla Lega”.
Il riferimento è all’asta del maggio 2014, in cui inizialmente Sky si aggiudica i pacchetti A e B (8 squadre, tra cui 4 delle 5 big, sia sul satellite che sul digitale terrestre) e Mediaset il pacchetto D (le altre 12 squadre) vincolandolo però all’ottenimento di uno dei due pacchetti maggiori, cosa non prevista dal bando.
Dopo un breve stallo di due mesi, con diffide incrociate che rischiano di far crollare il castello di potere del calcio italiano, finisce tutto a tarallucci e vino.
Nel luglio 2014, con uno scambio benedetto dalla stessa Antitrust, Mediaset ottiene, tra l’altro a prezzo minore rispetto all’offerta iniziale di Sky, il pacchetto B per il digitale terrestre, di cui Sky non avrebbe saputo che farsene, e in cambio cede le 12 squadre minori del pacchetto D in sub licenza a Sky per il satellite.
Un evidente accordo di spartizione che solo mesi dopo, a seguito dell’intercetta – zione di Lotito, porta Antitrust e Guardia di Finanza ad aprire l’inchiesta.
La cosa strana, infatti, è che in principio gli accordi sono certificati proprio dalle due autorità garanti. Dapprima il nullaosta dell’Agcom per permettere che una big fuori dai pacchetti principali A e B e un’altra squadra siano ceduti da Mediaset a Sky. Poi dalla stessa Antitrust, che nel luglio del 2014 santifica lo scambio.
Non solo, nei due mesi in cui il contenzioso tra i due colossi che monopolizzano il mercato televisivo italiano è ancora aperto, una diffida di Sky finisce per conoscenza sul tavolo dell’An – titrust, che quindi sa. Ora l’in – chiesta potrebbe portare a pesanti sanzioni per avere aggirato i trattati europei, recando danno a potenziali concorrenti e ai consumatori, costretti a pagare prezzi altissimi da questo duopolio forzato.
Ma al di là delle pene, dalle carte emerge la certificazione del dominio di un gruppo di potere – i cui volti noti sono quelli di Adriano Galliani, Claudio Lotito e dei loro uomini in Lega Maurizio Beretta e in Figc Carlo Tavecchio – sul sistema del calcio italiano.
Un sistema che, unico caso in Europa, dipende totalmente dai diritti tv: se in Inghilterra o Germania questi incidono per il 20-30% sui bilanci dei club, in Italia influiscono per il 60-70%. Non solo, l’Italia è anche l’unico Paese che affida a un advisor esterno, lautamente ricompensato, il ruolo di tramite tra Lega e colossi tv per la vendita dei diritti.
Che tale advisor sia fin da subito, da quando la Legge Melandri impone la vendita collettiva dei diritti tv, una società come Infront Italia che è uno spin off di Mediaset, e che lavora come consulente per Milan, Lazio e le altre società che hanno eletto Beretta in Lega, è solo la perfetta chiusura del cerchio.