Azionariato popolare nel calcio, pregi e difetti: per emergere serve di più

L’azionariato popolare nel calcio non è qualcosa di così frequente, anzi. I club importanti che vengono gestiti direttamente dai tifosi si contano sulle dita di una mano. Qualcuno ci aveva…

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L’azionariato popolare nel calcio non è qualcosa di così frequente, anzi. I club importanti che vengono gestiti direttamente dai tifosi si contano sulle dita di una mano. Qualcuno ci aveva pensato, anche in Italia, come Inter ma anche Napoli e il nuovo Parma di Nevio Scala, ma poi nulla è andato in porto. Probabilmente perché, ad alti livelli, i tifosi non bastano: servono i soldi.

Gli esempi di azionariato popolare non mancano, comunque. Il più noto è senza dubbio quello del Barcellona: oltre 150mila soci, che partecipano alla vita del club con una quota annuale e prendendo le decisioni più importanti, come l’elezione del presidente. Un caso particolare di azionariato popolare, però: un po’ perché i catalani vivrebbero comunque di vita propria anche senza i soldi dei soci (quantificabili in circa 20 milioni l’anno), un po’ perché il presidente, in caso di bilancio in rosso, ha l’obbligo di colmare il buco di tasca propria. Insomma, un azionariato popolare con le spalle decisamente ben coperte, come quelli di altre società importanti come Real Madrid o Bayern Monaco. Poi ci sono anche gli esempi di gruppi di tifosi che diventano azionisti di club, come nel caso di MyRoma (ma è una pratica frequente soprattutto in Premier League con i supporters’ trusts), diventando influenti ma con quote decisamente minoritarie rispetto ad un azionista di maggioranza di peso.

Azionariato popolare nel calcio, l’Fc United

Diverso è il caso di azionariato popolare per le squadre minori. Probabilmente l’esempio che rende meglio l’idea è quello dell’Fc United of Manchester, nato da un gruppo di tifosi del Manchester United che si erano opposti alla nuova proprietà statunitense. La nuova società è stata costituita nel 2005, ora si trova alle porte del calcio professionistico inglese, ma sta affrontando difficoltà non da poco, come raccontanto da Il Foglio: qualche scricchiolio nelle fondamenta, per gestione del club ma anche delle partite non conformi con le idee dei tifosi (ad esempio l’aver giocato una gara di Fa Cup il lunedì o la visita di un politico al nuovo impianto, tutto senza chiedere il permesso alla tifoseria). E altri casi nel calcio d’oltremanica non sono mancati, come quello dell’Ebbsfleet United: comprato nel 2007 da 27mila tifosi del sito MyFootballClub, nel 2011 ha rischiato il fallimento prima di essere ceduto. Ci sono casi anche decisamente più virtuosi, come l’Exeter o l’Afc Wimbledon, entrambe in League Two, la terza serie inglese. Ma per emergere serve altro, anzi: serve di più, i soldi dei “semplici” tifosi non bastano.