Il presidente della Juventus Andrea Agnelli e il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, illustreranno oggi pomeriggio, presso la sede centrale dell’agenzia delle Nazioni Unite di Parigi, un progetto di ricerca inedito che analizza la connessione tra fenomeni di discriminazione e contrasto all’inclusione a livello internazionale in relazione allo sport.
La ricerca, contenuta in un documento dal titolo ‘Colour? What Colour?’ e commissionata dall’Unesco nell’ambito di una partnership con il club bianconero, studia per la prima volta il problema della discriminazione e del razzismo nel calcio professionistico e dilettantistico. Annunciata il 29 maggio 2014 e finanziata interamente dalla Juventus, la relazione si propone come utile strumento di valutazione per tutti gli stakeholders del mondo dello sport.
Lo studio fornisce una panoramica sul contesto storico e teorico del calcio, proponendo un punto della situazione sullo stato delle cose. Compilato da Albrecht Sonntag e David Ranc, professori all’ESSCA School of Management, si basa su letteratura di settore, ricerche a tavolino, relazioni regionali della rete Unesco e su un’inedita indagine di campo che ha coinvolto diversi esperti e paesi.
Con il finanziamento dello studio, per la prima volta una società calcistica si impegna in una ricerca così approfondita, affidandola a un’organizzazione internazionale come UNESCO, che dalla sua fondazione nel 1945 in seno alle Nazioni Unite, è un punto di riferimento per la promozione del valore della cultura, e quindi anche dello sport, come motore per il raggiungimento della pace.
La Juventus aveva già mostrato il suo impegno a favore dell’inclusione con il progetto ‘Un calcio al razzismo – Gioca con me’, presentato dal presidente Agnelli il 6 marzo 2014 nella sede dell’Unesco di Parigi. La collaborazione con UNESCO si è sviluppata, da quel giorno, anche attraverso le due partite allo Juventus Stadium che hanno assegnato l’UNESCO Cup contro le Real Madrid Leyendas (il 2 giugno 2014) e quelle del Boca Juniors (lo scorso 8 settembre), il cui ricavato è andato a finanziare i progetti congiunti in Mali e Repubblica Centrafricana.
Lo scopo di queste iniziative, visitate dalla delegazione bianconera capitanata da David Trezeguet e da Eric Falt (Assistant Director-General for External Relations and Public Information dell’agenzia delle Nazioni Unite) a giugno 2015, è quello di contribuire al reinserimento nella società civile degli ex bambini soldato.
I minori coinvolti nel progetto del centro TEMEDT in Mali e nella scuola di arti e mestieri di Bangui, R.C.A., vengono seguiti da operatori altamente qualificati che possono fornire competenze utili nel mondo lavorativo e che possano aprir loro le porte di una professione.
L’aspetto sportivo e culturale gioca naturalmente un ruolo decisivo nel loro percorso di formazione: i corsi di alfabetizzazione hanno anche lo scopo di far loro ritrovare quella speranza nel futuro ed autostima credute perse negli anni bui trascorsi con le armi in mano.
Il Presidente delle Juventus Legends Trezeguet ha avuto modo di verificare di persona i progressi fatti dai due progetti congiunti, ribadendo il supporto futuro del club bianconero alle iniziative di entrambi i paesi. Quella contro il razzismo è una lotta che vede Juventus in prima fila ogni ora, ogni giorno, con gesti concreti che coinvolgono, infine, anche le comunità locali.
Un esempio è quanto è stato fatto in questi anni da ‘Un Calcio al Razzismo’, il progetto presentato nel 2009, che dal 2012 è stato affiancato da ‘Gioca con Me’, ovvero l’altra iniziativa di solidarietà che Juventus ha sviluppato in collaborazione con il Centro Unesco di Torino. ‘Un Calcio al Razzismo’ è rivolto ai giovani tra i 18 e i 25 anni, di nazionalità italiana o non, e alle Associazioni di volontariato ONLUS per le loro azioni significative a favore dell’integrazione e contro il razzismo, mentre ‘Gioca con Me’ offre l’opportunità a bambini a rischio di emarginazione di seguire i programmi tecnico educativi delle Scuole Calcio Juventus.