Dopo il 5 maggio convinsi Ronaldo e Recoba. «Tagliamoci lo stipendio, che arriva Nesta». Ale era d’accordo… Una mattina sono all’ippodromo e mi telefona Mao, il figlio del presidente Moratti. «Bobo, lo so che sei incazzato, ma Nesta costava davvero troppo». «Eravamo pronti a tagliarci lo stipendio…». «Anche papà è arrabbiato, ma non ti preoccupare: abbiamo preso comunque un campione». «Ma chi? Non ci sono sul mercato giocatori come Nesta… Chi è?». «Gamarra». Non dico niente. Senza chiudere la chiamata lancio il cellulare verso la pista dei cavalli con tutta la mia forza. Mai più rivisto, quel telefonino.
Il mancato arrivo di Sandro Nesta all’Inter, ma anche le prime esperienze in Serie B, il passaggio dalla Juve di Moggi all’Atletico Madrid di Jesus Gil, il traumatico divorzio tra Ronaldo e Moratti, gli amori, le serate in discoteca, sono molti gli episodi, molti dei quali inediti, raccontati da Christian Vieri al giornalista della Gazzetta dello Sport, Mirko Graziano, e raccolti nel libro Chiamatemi Bomber, la prima autobiografia dell’ex centravanti della nazionale italiana, in edicola da oggi e in libreria da domani, al costo di 12,99 euro.
Un volume che raccoglie aspetti inediti e dettagli della sua carriera sportiva, di quella personale, dall’infanzia in Australia con il sofferto trasferimento in Italia, al profondo rapporto con il nonno che per primo credette in lui come calciatore, fino alla sua esperienza di ballerino a Ballando con le stelle.
Scorrono nelle pagine aneddoti ed esperienze, contrassegnati dalla profonda dedizione di Vieri per il calcio e dall’amicizia con i compagni di gioco, dai rapporti con gli allenatori e con i presidenti delle squadre in cui ha giocato, primo tra tutti Massimo Moratti, dai divertimenti agli amori della sua vita, come quelli con Elisabetta Canalis e Melissa Satta.
Eccone alcuni stralci ripresi dalla Gazzetta dello Sport.
IN B, CHE BOTTE! Madonna, quante botte ho preso in B. A quei tempi pure Inzaghi era fra i cadetti, eravamo già amici e mi divertivo a chiamarlo e spaventarlo alla vigilia delle partite per così dire «critiche»: «Oh Pippo, domani ti spaccano, quel matto che ti deve marcare mi ha detto che gli stai sui coglioni!». In B ti facevi davvero le ossa. Uomo contro uomo, ogni partita una guerra. Un campionato che mi ha forgiato: campi bastardi, soprattutto al Sud, dove arrivavi, sorridevi e al tuo sincero «Buongiorno» ricevevi un «Buongiorno ‘sto cazzo» tanto per gradire. Esperienze che ti temprano. Sì, ti facevi le ossa, e qualcuno te le spaccava pure.
ADDIO JUVE, SOLO PER SOLDI Un giorno Moggi mi chiama a rapporto: entro nel suo ufficio e trovo già lì il mio procuratore e Bettega. Il direttore, con i suoi modi tranquilli e gli occhi semichiusi, dice che è pronto ad aumentarmi l’ingaggio, ma che non può andare oltre i due miliardi di lire a stagione. L’Atletico Madrid offre tre miliardi e mezzo. «Si va in Spagna», dico. E la riunione finisce all’istante. Lo ammetto, decisi guardando solo il portafogli. Potendo tornare indietro, sarei rimasto.
LA FERRARI DI GIL Alla vigilia di Atletico-Paok parlo con Futre, il mio punto di riferimento. Paulo è il pupillo del presidente Jesus Gil. «Devi dire al presidente che se segno tre gol anche in Coppa mi aspetto in regalo una Ferrari 550 Maranello». Futre va davvero da Gil, poi torna: «Ok Bobo, fai tripletta e la Ferrari è tua». Ve lo ricordate il tiro impossibile dalla linea di fondo, quasi dalla bandierina del calcio d’angolo? Le immagini di quel gol fanno il giro del mondo, ma nessuno sa che vale anche una Ferrari.
SALAS CHE SI SCHIANTA… Ai tempi della Lazio non mi facevo problemi a farmi vedere a cavallo della Ducati. A una settimana dalla finale di Coppa delle Coppe, Julio Velasco mi prese da parte: «Guarda Bobo, in società non stai più facendo dormire nessuno, potresti almeno in quest’ultima settimana regalarci qualche ora di sonno in più e usare la macchina?». E così feci. Ma io almeno la moto la sapevo guidare bene. Salas invece era un disastro. Prese una Harley Davidson e dopo pochi giorni andò a schiantarsi contro un palo: sette punti di sutura sullo stinco, ma nessuno l’ha mai saputo
RONIE SE NE VA Una notte di luglio (siamo nel 2002), alle tre e mezza del mattino,io sono al Pineta a fare serata. Vedo la tasca dei pantaloni che si illumina. È il telefonino. Moratti! «Ciao Bobo, senti, qui accanto a me c’è Marco, Marco Tronchetti Provera». «Pres, non mi dire che stiamo per parlare di Ronaldo». «Bobo, vuole andare via…». «Non ci pensare nemmeno, non possiamo venderlo, se fai così sfasci tutto». «Ci sono problemi, con Cuper non lega proprio». «I problemi si risolvono». «Vuole cambiare, Bobo». «Non facciamo cazzate…».
ELI, MELISSA E… A diciott’anni si diventa maggiorenni, si può finalmente guidare l’automobile, si può votare e tutta una serie di altre cose. Ma i miei diciotto li ricordo soprattutto perché fu in quel periodo che varcai per la prima volta la soglia del Pineta di Milano Marittima, che negli anni a venire sarebbe diventato per me un appuntamento fisso… Elisabetta Canalis? Me la passò al telefono Iacchetti. Menava di brutto Eli quando la facevo arrabbiare… Melissa Satta la conobbi quando aveva 18 anni, era bellissima. Le dissi: «Ascolta Melissa, adesso sei troppo giovane, ma mi prenoto per diventare tuo fidanzato appena avrai compiuto vent’anni…». Mi hanno attribuito molte storie in questi anni. Devo essere sincero, quelle inventate sono state poche, è quasi tutto vero ciò che avete letto sui giornali di gossip. Molte delle ragazze che vedete in tv e al cinema hanno avuto a che fare con il Bomber…